Trebisacce-05/03/2020:Chiusura della banca BCC di Albidona:cause e concause

TREBISACCE Chiusura della Filiale di Albidona della BCC Mediocrati: per il dr. Michele Aurelio già Presidente dell’Assemblea dei Soci della Banca e Presidente della Federazione Calabrese delle Banche di Credito Cooperativo, la chiusura dello Sportello di Albidona parte da lontano ed ha una serie di cause e concause tra cui, oltre alle spietate logiche del mercato, non è da sottovalutare il disimpegno di tanti Soci che, oggi nelle vesti di detrattori, invece di contribuire al necessario aumento di capitale, hanno deciso, senza farsi scrupolo alcuno, di trasferire i propri rapporti verso altri lidi e oggi si ergono a censori cercando capri espiatori a cui addossare la responsabilità delle chiusura della Filiale di Albidona della BCC Mediocrati. Chiusura che, come abbiamo già riferito qualche giorno addietro, avverrà a partire da lunedì 16 marzo p. v. insieme allo Sportello di Frascineto entrambi sacrificati, come ha tenuto a precisare il dr. Michele Aurelio, sull’altare del feroce principio di “economicità” che sovrintende da sempre la politica bancaria. La notizia della chiusura della mitica Banca di Albidona e il trasferimento di tutti i rapporti presso la Filiale BCC Mediocrati di Trebisacce, ha destato enorme scalpore nella comunità albidonese che l’ha sempre considerata una propria creatura, ma non tutti conoscono a fondo le complesse ragioni che hanno portato a questo triste epilogo dopo i tanti anni in cui la Banca ha contribuito alla crescita economica e sociale non solo di Albidona ma di tutto il Comprensorio. «Purtroppo oggi giorno, – ha scritto il Presidente Aurelio facendo un minuzioso excursus sulla storia della Banca di Albidona “nata circa 40 anni addietro per favorire l’inclusione sociale dei meno-abbienti nell’accesso al credito e per prevenire il triste fenomeno dell’usura”, anche nel Credito Cooperativo i principi delle 3 E (economicità, efficienza ed efficacia) dell’azione obbligano a subordinare le ragioni del “cuore”, alle spietate leggi del “mercato” che, come è noto, obbediscono all’unico e irrinunciabile obiettivo di perseguire la “continuità aziendale” per cui, pur dovendo il Credito Cooperativo salvaguardare la mutualità, non è consentito alla stessa mutualità di falcidiare il capitale sociale». Una storia, quella dell’originaria CRA (Cassa Rurale e Artigiana di Albidona), raccontata dal dr. Aurelio nei suoi tanti passaggi di crescita che l’hanno portata ad estendersi sulla fascia jonica fino a Nova Siri in Basilicata e anche negli immancabili momenti di crisi coincisi, peraltro, con il destino del Credito Cooperativo che nel 2011 in Calabria è passato da 38 a 17 BCC. Proprio in quel momento il dr. Aurelio viene eletto Presidente della Federazione Calabrese delle BCC e, da quella importante postazione, pur avendo ereditato una Federazione in crisi e molto lacerata, si è dato da fare in tutti i modi per sollevare le sorti delle BCC calabresi e della BCC di Albidona. «Devo dire – ha scritto in proposito il dr. Aurelio – che sembrava un’utopia raggiungere quella postazione di responsabilità all0inerno della Federazione Regionale delle BCC, quella di membro del Consiglio Nazionale di Federcasse e quella di Componente del Comitato Nazionale Esecutivo da parte di un rappresentante della BCC dello Jonio che comunque, seppure partita da un piccolo cucuzzolo, oramai contava 4 filiali (di cui Rocca Imperiale e Nova Siri sorte per merito del mio CDA), con 16 unità lavorative e meno di 900 Soci. Raccoglievo comunque – ha confidato il dr. Aurelio – una Federazione in cui le lacerazioni tra le consorelle erano forti ed è anche per questo che si scelse il Presidente di una Banca piccola e periferica ma, allo stesso tempo, blasonata e affidabile tale che potesse assicurare “par condicio” a tutte le consorelle. Per la verità – ha confidato ancora il Presidente Aurelio – fu una croce pesante in termini di responsabilità perché di lì a poco cominciarono i noti default delle BCC fino a ridurle a 7 dei giorni attuali, tanto che la Provincia di CS ne contava da sola 9 e oggi ne conta solo 2». Tornando alla Banca di Albidona nel frattempo divenuta Banca dello Jonio, il dr. Aurelio ha ricordato che nel 2011, «la Banca usciva da una ispezione dell’O.d.V. (organismo di vigilanza) e che le troppe sofferenze, causate per la verità non da cattiva gestione ma da troppi affidamenti fatti a taluni “prenditori” che poi non hanno onorato il debito, avevano assottigliato il patrimonio sociale portandolo a circa 3Mln, appena sufficiente per tenere in vita la Banca. Sicchè la BCC era diventata molto debole. A quel punto, – sempre secondo quanto scrive il dr. Aurelioil Piano di risanamento prevedeva, tra l’altro, la sottoscrizione di altre quote di capitale da parte dei Soci, ma la misura non trovò accoglienza tra i Soci, anzi, proprio in quella occasione, e lo dico con rammarico, in tanti, e tra questi anche i detrattori di oggi, senza farsi troppi scrupoli, trasferirono i propri rapporti verso altri lidi. E’ a questo punto, e siamo nel 2013, che il ruolo di responsabilità ricoperto consentì ad Dr. Aurelio di valutare la situazione complessiva delle BCC calabresi all’interno delle quali la BCC Mediocrati risultava quella meglio patrimonializzata e fu così che, dopo un esame approfondito della situazione, l’Assemblea dei Soci decise che la Mediocrati era la BCC che avrebbe garantito meglio, e senza stravolgimenti, la salvaguardia degli “assets” della “BCC Jonio” attraverso la “fusione per incorporazione”. Cosa che avvenne nel 2013 e che la Mediocrati salutò favorevolmente anche perché la “BCC Jonio” aveva una liquidità che avrebbe consentito alla Mediocrati di rafforzare quel comparto che, per la cronaca, risultava stressato in termini di liquidità per l’intervento che Mediocrati aveva fatto sulla BCC Sibaritide. «Non posso non ricordare – ha confidato il dr. Aurelio – che, in quell’occasione, ho dovuto fare non pochi passi indietro a livello personale rinunciando alla carica di Presidente della BCC Jonio e a tutti gli incarichi nazionali ma, per la verità, lo fecero con me, senza se e senza ma, molti consiglieri e sindaci. Il mio ed il loro sacrificio era, ovviamente, un atto dovuto (direi forse oggi incompreso dai più), perché dovevamo evitare che si perdesse l’anima dell’originaria CRA di Albidona, poi BCC di Albidona e poi BCC dello Jonio. E non nascondo che lo feci a malincuore, ma con grande senso di responsabilità e in completa trasparenza perché, come tutti sanno, nessun beneficio mi è derivato, se non l’onore e l’orgoglio di avere influito prima alla crescita della BCC dello Jonio (fino a portarla oltre i confini regionali) e poi a collocarla all’interno del Credito Cooperativo Mediocrati, per poi contribuire, nel mio piccolo, all’accrescimento dei suoi “assets” fino ad essere oggi annoverata come un fiore all’occhiello del Credito Cooperativo nazionale e tutto ciò a beneficio dei territori, dei Soci e dei dipendenti della Mediocrati! Tra cui quelli della ex BCC dello Jonio! Oggi però – ha osservato il Presidente Aurelio – la situazione di Albidona, anche per effetto della crisi che attanaglia le aree interne, è cambiata in negativo ed è costituita da poche anime di residenti effettivi, di volumi di masse intermediate che sono scesi a picco (soci e correntisti del posto dovrebbero farsi delle domande in questo senso); alla Filiale di Albidona si registrano perdite di sportello consolidate negli anni e non è bastato neanche la riduzione dell’operatività a 2 giorni alla settimana ad evitare le perdite. Tale situazione, non certo dovuta a Mediocrati che mi ha supportato e sopportato nella perseveranza (grazie all’impegno del Presidente Paldino), non può che comportare la soppressione della Filiale. Il rischio del resto – secondo il Commercialista dr. Aurelio – era nell’aria da circa 3 o 4 anni ma i detrattori di oggi sono rimasti alla finestra a guardare e oggi cavalcano l’onda sterile della polemica. La soppressione dello Sportello di Albidona è, comunque, avvenuta non prima di avere assicurato la presenza dello Sportello di Trebisacce, dove confluisce tutta l’operatività di Albidona che, come tutti sanno, oramai risulta conurbata con Trebisacce. Personalmente – ha dichiarato il dr. Michele Aurelio – ho la coscienza a posto e non ho perciò alcun rimorso perché, anche nell’indifferenza dei più, anche nel mio piccolo ho perseguito, tra gli altri, l’obiettivo di mantenere la Filiale di Albidona intrattenendo finora, coerentemente, i miei rapporti bancari e quelli dei miei familiari più stretti ad Albidona. Lo avranno fatto – si chiede concludendo il dr. Michele Aurelio – anche quelli che oggi si lamentano e vorrebbero raccontare una storia infarcita di menzogne? E, se si ritengono ancora Soci della Banca, perché quando era il momento non hanno sottoscritto l’aumento del capitale sociale?».

Pino La Rocca