Trebisacce-06/11/2023: Il segno della riconoscenza, ma………. (  di  Pino Cozzo)

Il segno della riconoscenza, ma……….

          di  Pino Cozzo

 

Riteniamo che sia doveroso da parte di tutti i cittadini, non solo di Trebisacce, ma di tutti i comuni dell’hinterland, esprimere un sentito ringraziamento al personale del Laboratorio Analisi, ai medici, agli infermieri, e, in generale, a tutti gli operatori dell’Ospedale di Trebisacce. Quando si vivono determinate esperienze, è importante che le persone che ci circondano siano “come le vogliamo noi”, perché le sentiamo più vicine, non ci fanno avvertire la situazione di lontananza da casa, ci danno calore e sostegno.  Il male è così per definizione; se poi interessa una persona cara, diventa anche peggiore; ma se è lenito da un alone di mitigazione, può essere reso più sopportabile. Dunque, medici e personale ausiliario, con le cure e i farmaci, e noi con le preghiere incessanti, spesso, riusciamo a vincere quella sensazione di scoraggiamento e di impotenza che afferra tutti i poveri e i fragili mortali, che devono aggrapparsi a qualcosa per sopravvivere. In tutto, c’è bisogno di amore per dare il giusto condimento ai gesti della vita, per poter poi riassaporare il gusto delle nostre azioni e vederle dolcemente adagiarsi, come un velo soave, su coloro che ne beneficiano. Un gesto di solidarietà, spesso, non costa nulla, ma rende gioia a chi lo compie e dà felicità a chi ne trae sollievo. Nessun atto di decentramento amministrativo o legge sul federalismo possono insegnare a rapportarsi al prossimo, con chi si trova in una situazione di necessità, con chi crede che il mondo stia per crollargli addosso, e, appellandosi solo alla umana natura, ritiene di essere abbandonato a sé stesso, a quell’essere solo che, spesso, o quasi sempre, non è solitudine autarchica ed autosufficiente, ma viene ancor più enfatizzata da situazioni contingenti. Non abbiamo bisogno di extraterrestri o esseri metafisici che assumano le sembianze umane per gestire l’ordinario, il quotidiano, abbiamo bisogno, quello sì, di gente che sappia svolgere il proprio lavoro, che lo faccia con passione, prima, e competenze, poi; se a questo aggiungiamo un pizzico di “savoir faire” o “fair play”, la ricetta è servita. E perché far assurgere tutto a lustrini , perché dare fondo a pensieri ed emozioni, se non per un impulso altruistico che spinge all’azione? A volte, sembra che si viva nel proprio guscio, nella propria mente, nel proprio “ego”, anestetizzati, immuni alle forze emotive e spirituali che tengono unito l’individuo, che lo rendono unico nell’universo, che lo identificano come essere pensante ed agente, ma che lo spingono ad interagire con gli altri. Ci si interessa degli schemi, degli apparati e delle apparenze, ci si sente razionalisti e pensatori, si vivono dimensioni assolute, si pensa di essere delle piccole divinità inattaccabili, posti su un piedistallo di marmo, aspettando che tutti si prostrino e adorino. Ognuno di noi, invece, deve rapportarsi agli altri che occupano, è vero, scomparti diversi della nostra vita. Ognuno di noi ha tanti tesori, anche se non fatti di pietre preziose o monete d’oro, anche se non ce ne rendiamo conto, ma senz’altro di più valore: il coniuge, i figli, i familiari, gli amici, i colleghi di lavoro. Se la nostra vita, a volte, sembra un dramma, in cui gli unici protagonisti siamo noi, ricordiamo che sull’altro palco, accanto a noi, se ne può rappresentare un altro, magari a scene mutate, ma con lo stesso obiettivo: quello di lottare e vincere, e magari si instaurerà un’amicizia speciale. L’evoluzione tecnologica, anche se sostenuta dagli interessi della produzione industriale, trova motivazione nell’esigenza che l’ospedale moderno sia dotato di tutte le strumentazioni e gli impianti medicali che vengono prodotti, quale indispensabile strumento di supporto per le prestazioni di diagnosi e cura, per le funzioni inerenti l’informatizzazione, per la sicurezza e per gli operatori. Allora, proprio in quest’ottica, con i mezzi di comunicazione di cui si dispone nel terzo millennio, non dovrebbero accadere i disguidi, se non i disagi, che si segnalano in queste ore, per la chiusura delle strutture ospedaliere nel giorno del santo patrono di Trebisacce. Tutto è ammissibile, se solo si informassero per tempo gli utenti/pazienti, magari tramite gli uffici comunali dei paesi dell’entroterra dell’alto ionio cosentino. Forse, si eviterebbero dei viaggi inutili e costosi ai tanti che non possono permettersi di farlo a cuor leggero, onde, poi, peraltro, reiterare gli impegni negli spostamenti.