Trebisacce-23/12/2023: Il Prof. Antonio Miniaci,Presidente della sezione Cultura del Rotary Club,invia il messaggio natalizio

Prof. Antonio Miniaci

L’Istituto Universitario di Fiesole, con sede nell’austera Badia, ha proposto di cancellare il Natale in nome dell’uguaglianza etnica e di sostituirlo con la “Festa dell’Inverno”.
Nessuna meraviglia. Ognuno, in fondo, ha il diritto di aspirare al ricordo eterno. Ci riuscì Erostrato di Efeso che per immortalarsi incendiò il Tempio di Artemide, una delle sette meraviglie del mondo.
Una quindicina di anni addietro tentarono l’impresa anche alcune maestre di Treviso che in pieno collegio dei docenti prospettarono di intitolare il 25 dicembre ” La giornata di Cappuccetto Rosso”.
C’è dell’altro, purtroppo. Qualche sera addietro, nelle Elementari “E. De Amicis” di Padova, nel corso di uno spettacolo di bambini, il ritornello di una filastrocca natalizia che fa “Sta per nascere Gesù” è stato corretto con “…e dall’alto vien Cucù”. Inaudito, inverosimile; ma vero. E sotto certi aspetti una pretesa violenta e iconoclasta.
Come si vede, non c’è limite allo zelo progressista di presunti maestri di pensiero che in preda a rigurgiti di dieta spirituale vagheggiano un mondo in cui si spaccino pacchetti esistenziali preconfezionati, buoni sentimenti compresi.
Questa volta, però, il timore che la festa cristiana di un bambino povero che nasce in una stalla per riproporre l’antico messaggio di amore e di speranza possa turbare la sensibilità di qualcuno, non è solo ingiustificato e scorretto. E’ soprattutto una stolta sottrazione di identità. Ogni ricorrente testimonianza di fanatismo egalitario, infatti, finisce per ignorare la Storia e lo spirito della Tradizione che sono i presupposti essenziali della Cultura. Che non è mai esclusiva, ma sempre aperta al confronto e al rispetto del “Credo” degli altri.
Nessun dubbio: nelle pieghe interne del suo simbolismo magico, il presepe resta per noi testimone di un sentimento d’origine che più d’ogni altro ci ha segnato nel tempo. Sottovalutarlo o mimetizzarlo, allora, è stupido e perfino inutile. E lo è soprattutto quando lo si fa per un malinteso senso di delicatezza nei confronti di fedeli di altre religioni.
Non vedo, insomma perché un induista, un buddista o un musulmano dovrebbe infastidirsi se qualcuno lo invita a riflettere su un messaggio di amore universale ricordato nel nostro calendario il 25 dicembre.
In ogni caso, è essenziale agire con delicatezza e buonsenso. E’ assurdo, certamente, oscurare le la Natività. Ma rendere il presepe un’arma impropria da brandire contro chi lo ignora, sarebbe una pretesa altrettanto stolta e goffa.
A quelle maestre di Treviso e di Padova, dunque, vorrei raccomandare di trovare spazi significativi per ricordare a tempo debito anche lo spirito del Ramadan che chiama i fedeli a invocare con il digiuno, la preghiera, l’elemosina, il pellegrinaggio, la protezione di Allah sui malati, gli afflitti, i prigionieri. Scoprire che Dio è misericordioso per i musulmani come per i cristiani, diventa una lezione di morale universale prima ancora che un’informazione su un rito islamico. Negli alunni, infatti, si risolverebbe nell’intuizione-scoperta che i grandi valori non sono un monopolio della nostra civiltà. Sono un patrimonio, invece, proprio dell’uomo con” radici” per il quale le differenze affrancano più delle affinità.
Mi rendo conto che un tale richiamo al principio dell’ “Interculturalità” (che trascende i pur essenziali progetti dell’Accoglienza e dell’Integrazione) non sfiora neppure il comportamento intelligente delle maestre del Cucù. Presumono di essere avveniristiche, mentre sono solo vacui strumenti di ignoranza addirittura strumentale
In definitiva, la questione rientra in un discorso di morale sociale più ampio: in una comunità democratica e pluralista qual è la nostra, ognuno deve essere libero di mostrare i suoi simboli. Non è solo un fatto di sensibilità e di tolleranza. E’ piuttosto’ un fatto di cultura politica o, meglio, di Cultura senza aggettivi.
L’essenziale è che il rispetto per gli altri non attenui oltre misura i segni del patrimonio identitario che ci appartiene.
Altrimenti, a forza di rinunce politicamente corrette, verrà un giorno in cui della nostra Storia non riconosceremo più né le svolte né l’anima.

Antonio Miniaci

(messaggio natalizio del Rotary Club di Trebisacce)