Trebisacce-19/03/2024: DCA E SOCIAL NETWORK
DCA E SOCIAL NETWORK
In Italia più di 3 milioni di persone sono affette da disturbi alimentari. Sempre più ragazzi in particolare, tuttavia ci sono casi in cui i sintomi possono presentarsi durante l’infanzia o l’età adulta. I DCA non sono disordini legati al peso o devianze, ma sono malattie. A volte visibili, tante altre invisibili, ciò non significa meno “serie” o “pericolose“. Anoressia, vigoressia, chewing and spitting, ortoressia, binge eating e tanti altri ancora.
Esistono moltissime alterazioni del comportamento alimentare, non tutte sono così conosciute, ciò non vuol dire che non esistano o che non si debba porre loro la giusta attenzione. Per quanto riguarda gli adolescenti ad esempio, molti di loro combattono in silenzio con questo “mostro“, tra le mura della propria testa o della propria cameretta. Da non trascurare in questo tema è il mondo digitale in cui siamo immersi. Quest’ultimo non è la giusta terapia a questa patologia. Siamo circondati da foto di influencer con corpi ritenuti “perfetti”. Il confronto continuo con tali modelli alimenta ancor di più il senso di disagio sfociando poi in quella che è l’imitazione a tutti i costi. Com’è ben risaputo, la fase adolescenziale è particolarmente complessa per chiunque. In rari casi ci si accetta con facilità, in altri si instaura un rapporto d’odio con la propria immagine andando ad influenzare mentalmente la percezione che si ha di essa, talvolta distorcendola.
Mettere continuamente a confronto il proprio corpo con quello mostrato sui social incide negativamente sull’autostima e sulle scelte da prendere. L’adolescente, nel momento in cui crea il proprio profilo social, decide quale immagine di sé mostrare agli altri. Essendo ormai pedina di questa nuova realtà virtuale, ciò che accade è che mostri un’immagine proiettata del sé che rispetti gli attributi socialmente validi. Dunque, tende a definirsi ciò che gli altri vogliono, ciò che lui vuole che gli altri pensino di lui e non la sua vera essenza.
Come spiegato dal Sociologo Goffman, l’essere umano decide che “facciata” mostrare sui social. Facciata che muta a seconda del contesto comunicativo e dei requisiti richiesti. Questo naturalmente per una volontà di accettazione e desiderabilità sociale, per paura dell’esclusione. Il problema di fondo è certamente culturale. E’ la società stessa che da sempre propone degli ideali e dei canoni di perfezione che, realisticamente parlando, nessuno può raggiungere. Questo perchè altrimenti saremmo tutti uguali e nessuno sarebbe meravigliosamente unico nella sua diversità.
“Mangi troppo. Mangi poco. Sei tutta ossa. Non fai altro che abbuffarti. Se continui così diventerai una balena. Di viso sei bella ma il tuo fisico è inguardabile. E’ solo un modo per attirare l’attenzione. E’ tutto nella tua testa.”
Tantissimi commenti cosi’ sui social e dal vivo sono una delle cause di tale situazione. Il supporto sociale è fondamentale. Riempire di giudizi negativi una persona, a prescindere che si sappia o meno del suo disturbo, è sbagliato. E’ alla base dell’educazione e del rispetto verso l’altro. Non si può mai sapere cosa nasconde una persona dietro un sorriso forzato o un finto buonumore. Ognuno ha una propria storia alle spalle, tragica o bella che sia. Una persona con DCA ha un rapporto complicato con il cibo e attua continui dialoghi interiori domandandosi se ciò che sta facendo sia corretto o meno. Dunque, se già la conversazione con sè stessi è complicata, perchè gli altri devono aumentare la dose? Una parola negativa nei loro confronti può solo che peggiorare la loro condizione. Non bisognerebbe mai dare un giudizio sul peso altrui. La cosa cui invece si dovrebbe dare un peso sono, invece, le parole. Ricordiamo che chi soffre di queste patologie vive con preoccupazione, sensi di colpa, ansia, è abituata a sentirsi sola o poco considerata da chi la circonda. Non bisogna mai darlo per scontato. Sensibilizziamo il rispetto, sensibilizziamo l’inesistenza di etichette da dover rispettare sui social, mostriamo la realtà dei fatti. Il cambiamento può partire proprio dai social network, se lo vogliamo.
MILENA ANGELILLO