Trebisacce-04/04/2024: INTERVISTA AL MAESTRO ANTONIO FINI

                              

         INTERVISTA AL MAESTRO ANTONIO FINI

 

Scrivere di una persona speciale è sempre molto difficile, perché si rischia di non trovare mai le parole giuste per poterla descrivere al meglio ma, nel contempo, diventa semplice nel momento in cui ci si trova di fronte un uomo in possesso di quelle virtù etiche ed umane che lo rendono davvero unico e meritevole di affetto e stima.

Quando si ha il piacere di dialogare con il Maestro Antonio Fini, Danzatore e Coreografo di fama mondiale, ci si rende conto di come il lavoro possa essere coniugato perfettamente con quelle che sono le virtù fondanti più importanti.

Abbiamo approfittato della sua gentilezza e disponibilità per fargli una lunga intervista che, siamo certi, potrà illuminare tanti appassionati e, perché no, tutti i lettori.

1) Cosa ti ha spinto ad iniziare a ballare?

Da piccolo volevo diventare un super eroe! La Danza mi ha dato subito la sensazione di volare. Fin da piccolo comunque danzavo la tarantella con mia sorella. Rubavamo la radio dalla lavanderia gestita dai miei genitori e ci nascondevano per ballare.

A 14 anni mi sono trovato a Scuola di Liscio perché ci andavano i miei genitori e mi piaceva tanto. L’anno dopo vidi uno spettacolo della scuola Scarpette Rosa di Francesca Smilari a Trebisacce e mi innamorai. Alla fine dello show chiesi alla maestra se anche io avessi potuto fare danza moderna e lei rispose! Ma certo! Fui molto felice perché a 15 anni dicevano che era troppo tardi ma Francesca mi diede un opportunità!

Studiavo Musica ed Arti Marziali e nella Danza ho trovato la perfetta unione. La gioia nel movimento mi ha spinto a danzare ed a rimanere nella danza.

2) Qual e’ la tua maggiore fonte di ispirazione?

La spiritualità! Sono sempre stato interessato alla religione e all’occulto. Sono ispirato dalla bellezza dello spirito, nelle persone, nelle cose. Le tradizioni, il folklore, l antropologia mi incuriosiscono e credo che siano importati.

Nelle mie coreografie sono inspirato da una storia, da ciò che voglio raccontare non dal movimento in sé, come accade solitamente nella danza moderna.

3) Quale stile di Danza senti più tuo?

Sicuramente la tecnica Graham, infatti sono più di 20 anni che la studio, danzo, insegno.

Martha Graham fondò la sua Compagnia nel 1926 ed è ancora esistente. I centinaia di ballerini che hanno danzato per lei hanno contribuito a renderla una delle tecniche più espressive! Tutti hanno voluto studiare con Martha. Rudolf Nureyev, Liza Minnelli, Barishnokov, Madonna e anche grandi attori. Martha è stata definita il Picasso della Danza.

4) Qual e’ il tuo ricordo più bello legato alla Danza.

Due momenti: l’e-mail della Direttrice della Martha Graham Dance Company che mi invitava a danzare per la Compagnia per il 200 anni dell’Università della Virginia. Il ruolo era quello danzato da Barishnokov  dell Husband man (il marito) in Appalachian  spring mentre il prete era Rudolf Nureyev.

La gioia fu tanta perché ho dedicato tutta la mia carriera per essere pronto a quel momento. Inoltre quando ero destinato ad entrare nella Compagnia, quell’anno non avevano contratti, e quindi ero devastato dalla tristezza. Quell’e-mail mise fine ad anni di sofferenza artistica se così possiamo chiamarla.

E poi vedere la Prima della mia Coreografia al Teatro Nazionale di Pristina un’ ora di spettacolo seduto al fianco del Ministro della Cultura.

La felicità è stata incredibile ed indescrivibile. Una corsa di sentimenti che si rincorrono ed esplodono ad ogni battito di musica e di scena.

5) Hai un motto, una filosofia, un mantra legato alla Danza?

Il mio motto, quello che ho imparato sulla mia pelle e che non puoi aspettare di essere soddisfatto quando arrivi in palcoscenico! La soddisfazione deve essere in sala, nel sudore alla sbarra o al pavimento. Questa è la filosofia che Insegno. E inoltre insisto! Ogni palco ha la stessa importanza! Non esistono spettatori di serie A o di Serie B. Come danzatori non riceviamo stipendi da far girare la testa ma la soddisfazione di toccare l’anima delle persone, Di cambiarle o di cambiargli anche solo l’umore. Questo ha tanto valore per lo spirito.

6) Che consigli daresti a qualcuno che vuole cominciare a ballare?

Non aspettare! Iscriviti a qualsiasi Corso. Non saprai mai dove ti porterà. Per me: dal Liscio al Ristorante 111 di Villapiana Lido ai Teatri di New York!

7) La tua Scuola è nota ed apprezzata ovunque. Che rapporto hai con i tuoi allievi?

La mia Scuola è solo estiva, 4 settimane intensive in Calabria e 4  a New York. Il rapporto è militare. Il lavoro è duro e bisogna formare il carattere. Loro sono lì per imparare il più possibile.  Per dare il 100% ! Il 98% sul palco non basta! Ed è bello vedere il cambiamento. Bello vedere che si forma il carattere per la vita e non solo per la scena. I ragazzi mi temono e mi rispettano è questo ha anche importanza per me! Il rispetto e l’educazione li porterà lontano.

8)  Da Maestro e Coreografo, cosa pensi della Coreografia e dell’insegnamento di oggi?

Per quanto riguarda l’insegnamento, penso che purtroppo i ragazzi molto spesso vengano trattati come clienti. L’ allievo non ha “sempre ragione”!

Ci sono tante Scuole di Danza e si tende ad aver paura che se si è più rigidi il ragazzo cambi Scuola.

Per quanto riguarda la coreografia a livello internazionale c’è una tendenza a trattare tutti gli stessi temi la tendenza delle compagnie a scegliere ciò che è di moda. Tutto molto veloce coreografie fatte in poche settimane (il tempo è denaro) e questo fa perdere di qualità. A mio avviso troppi movimenti improvvisati, no storia, no coreografia, tutti che danzano verso il pubblico senza intrecci e percorsi che formano coreografia.

9) Qual e’ la lezione più importante che hai appreso dalla Danza e quale quella che trasmetti ai tuoi allievi?

Non c’è mai fine a quello che il nostro corpo può raggiungere! Solo il cielo è il limite!

Per carità, ci sono limitazioni fisiche che non mi hanno permesso di raggiungere alcuni obiettivi, ma la perseveranza, la ripetizione portano lontano! Veramente lontano e questo è sempre un punto fondamentale per me da insegnare.

10) Qual è, secondo te, l’ostacolo più grande che un ballerino dovrà superare lungo il suo percorso?

Il difficile equilibrio tra arte e lavoro. La nostra arte quando diventa un lavoro può diventare non solo non gratificante ma un momento di tristezza e depressione. Bisogna, con l’esperienza l’educazione verso quest’arte, cercare equilibri. Farsi rispettare e rispettare l’arte di questo lavoro.

11) Qual è stata per te l’esperienza più formativa a livello artistico/professionale e perché?

Sicuramente gli anni passati insieme al Maestro e Coreografo Michael Mao. Ho danzato per lui per più di 10 anni. Sono stato primo ballerino e suo Assistente. Lavorare con un professionista per tanti anni ti apre la mente su tante cose e ti insegna anche quando non sei pronto ad imparare. Anche a livello coreografico ho imparato tanto perché ho danzato in tante sue coreografie, non da un minuto ma da 10, 20 e 45 minuti. Attraverso l’immersione, da danzatore, da leader per altri ballerini, da responsabile della coreografia ho imparato cose che non si imparano sui libri o facendo lezioni di danza.

12) C’è un ballerino a cui ti ispiri?

Kennet Topping, Kristine Dekins, Terese Capucilli e Jaqueline Buglisi ( danzatori principali della Martha Graham, prima che lei morisse) sono i miei grandi idoli. E’ triste che non ci sia per i giovani la possibilità di vederli danzare se non in video alla Biblioteca di Lincoln Center a New York.

13) Come hai vissuto il passaggio da ballerino a Maestro di Danza?

Non è mai stato un vero passaggio. Ho sempre fatto entrambi. Per un periodo ho sofferto la mancanza delle 8 ore di danza giornaliera, ma nel bene o nel male tutto passa ed a tutto ci si abitua… nel bene e nel male.

14) Tutti gli allievi che hai cresciuto e le persone con cui hai lavorato ti stimano con rispetto. Che cosa ti rende così amato ed a volte anche temuto?

Grazie per questo complimento. So di certo che i bambini mi rispettano perché sono sincero con loro. Anche con i più piccoli io do il 100% della danza non una versione semplificata. Sono sincero nella correzione e non ci sono falsi “bravo” di incoraggiamento.

15) Le emozioni provate mentre danzavi sono le medesime di oggi con gli allievi?

Sono diverse, forse ancora più soddisfacenti. Veder crescere un danzatore dopo ore di lavoro dà soddisfazioni incredibili. Perché non c’è solo la tua responsabilità, ma la responsabilità dell’individuo alla quale hai passato il tuo sapere.

16) Qual è l’aspetto più bello del tuo lavoro?

La soddisfazione nella stanchezza fisica! Quando hai ballato o insegnato per ore ed ogni fibra muscolare freme per un bagno caldo. Quello per me è sempre il momento più gioioso e soddisfacente.

17) Cosa deve assolutamente possedere una persona per intraprendere seriamente la carriera di ballerino?

Costanza, educazione ed un buon Maestro. Studiare in un luogo dove non si è l’unico talento. Dove l’ambiente costruisce insieme al team di insegnanti.

18) Come si riconosce un buon Maestro di Danza ed una valida Scuola?

Sicuramente dai risultati! Un buon Maestro non ti tiene in casa ma ti manda via. Crea opportunità di sbocco. Vedo troppi Maestri attaccati ai ragazzi più talentuosi proprio perché hanno paura di perderli. Una buona Scuola deve essere buona anche nella sua struttura in un pavimento ammortizzato e gli spazi ampi per potersi muovere bene.

19) Qual è la parte più dura del tuo lavoro?

Gestire i mille lavori. Non mi alzo la mattina per un lavoro fisso. Creo il mio lavoro attraverso audizioni, contatti. L’insegnamento. Ognuno di questi mestieri ha delle difficoltà specifiche, ma sicuramente bilanciarli tutti è la cosa più difficile. Ma ho imparato con il tempo che tutto va comunque sempre al suo posto. Allora la cosa più dura è avere Fede.

20) Quali sono i tuoi progetti futuri?

I progetti sono sempre tanti. A Marzo abbiamo lanciato il Fini Dance Magazine e vorrei ora portarlo in ogni Scuola ed in ogni casa. Poi mi piacerebbe aiutare maggiormente i ragazzi a navigare il difficile e turbinoso mondo delle audizioni e creare maggiori opportunità attraverso il Festival. Personalmente ho soddisfatto il desiderio di danzare in una serie Netflix ed ora mi piacerebbe avere un ruolo in una Serie Tv.

Ringraziamo Antonio per la sua disponibilità ed amabilità, augurandogli ogni bene, perché sono davvero poche le persone che meritano le gratificazioni che merita questo orgoglio calabrese, che porta alto il vessillo della nostra Regione e dell’intero Alto Jonio.

Ad maiora semper!

RAFFAELE BURGO