Amendolara-21/07/2025: “ἰοίην (ioièn). Che io possa andare oltre”. Quando la poesia conduce verso nuovi orizzonti

οίην (ioièn). Che io possa andare oltre”.

Quando la poesia conduce verso nuovi orizzonti

 

Solo percorrendo nuove strade e oltrepassando la realtà conosciuta si possono raggiungere luoghi inesplorati alla scoperta delle proprie e altrui potenzialità. E’ quello che si prefigge οίην (ioièn). Che io possa andare oltre”, l’opera di Giovanna Valentina Teresa Profeta, autrice originaria di Valguarnera Caropepe (Enna), ma che vive a Roma dove svolge la sua professione di avvocato, pubblicata nella collana “Le Perle” dell’Aletti editore. Il titolo è un esplicito riferimento al Frammento 182, unica parola giunta fino a noi di una poesia di Saffo. «Ho scelto questo termine greco – spiega la giovane autrice – perché esprime il mio approccio all’esistenza. Una parola di speranza che può essere un invito a “muoverci” sempre, verso qualcuno, qualcosa, ad essere parte del fluire del tempo della vita per andare alla scoperta di ciò che non conosciamo, della diversità, dell’ignoto».

La raccolta è un viaggio intriso di forza e speranza, un continuo peregrinare per esplorare il proprio “io” e il mondo circostante. «Per conoscere occorre sorprendersi e per sorprendersi occorre percorrere nuove strade. E’ oltre che ci attendono infinite possibilità». La poetessa – appassionata di letteratura greca e latina – attraverso la sua penna, efficace e gentile, descrittiva e riflessiva, riesce ad attualizzare il mondo classico, definendolo «una bussola che non dovremo mai perdere, per trovare risposte alle nostre tante domande e comprendere il delicato e controverso mondo umano». Così come il tema dell’universo femminile, di cui Saffo ne rappresenta un esempio rivoluzionario, non solo perché l’unica poeta donna del tempo, ma per essere riuscita a dar voce alla propria interiorità, liberandosi dell’arrogante pregiudizio e delle arcaiche logiche sociali. In questo – per la Profeta – la scrittura ha un grande valore testimoniale, poiché consente di imprimere per sempre, nel ricordo e nella memoria, tutto quello che in quel dato preciso momento sta accadendo. «Non solo le parole salvano i ricordi e diventano testimonianza storica, ma hanno una forza generatrice potentissima».

Per Giovanna la vita è la più grande fonte d’ispirazione, nelle sue sfaccettature, bellezza e complessità. «Ogni verso della mia raccolta poetica è derivato dall’esperienza, dall’osservazione, dal vivere e, contemporaneamente, dall’essere spettatrice del mondo che mi circonda. I miei versi racchiudono frammenti di vita personale ma anche storie altrui. Siamo tutto quello che viviamo». Ma se le liriche scaturiscono dall’osservazione della realtà è, poi, la fantasia a dare intensità alle emozioni e all’amore; la scritta parola riesce, così, a cristallizzare il reale del vissuto con la creatività dell’arte. «La poetessa – scrive, nella Prefazione, il professor Hafez Haidar, già candidato al Premio Nobel per la Letteratura e noto per la traduzione del best seller “Le mille e una notte” – ci incanta con i suoi bei versi scritti con uno stile raffinato e coinvolgente, che denotano una profonda sensibilità e lasciano segni profondi nel cuore di tutti noi».

Animo e mente fotografano una realtà che la penna traduce in versi. «Vedo tanto oltre i miei occhi, ma quello che mi incuriosisce e mi spinge a non adagiarmi sulle mie conoscenze è tutto quello che non vedo e non conosco». L’opera è un inno alla vita, all’amore, alla bellezza delle piccole cose. Esorta alla riflessione, a interrogarsi sulla propria interiorità, a fermarsi per fare pace con il tempo e diventarne parte. A ricercare la felicità andando oltre sé stessi. «ἰοίην (ioièn) – conclude la poetessa – è un invito di entusiasmo e speranza, perché andare oltre è futuro, è possibilità, è cambiamento, è scoperta».

Vincenzo La Camera