Processioni negate e territori abbandonati: miliardi per il Ponte e
niente per le aree interne
Ricorderemo l’estate del 2025 per essere stata (anche) quella delle
processioni mancate e annullate, simbolo di un territorio abbandonato e
reso fragile da decenni di incuria e scelte politiche sbagliate.
A Roccaforte del Greco la processione di San Rocco è stata interrotta
dalle forti piogge che si sono abbattute sulla cittadina grecanica
sabato scorso, imponendo la sospensione dell’evento rituale per il
timore fondato di possibili infauste conseguenze dovute al dissesto
idrogeologico. Una fragilità acuita dall’assenza cronica di programmi
seri e di medio-lungo periodo per la messa in sicurezza del territorio,
mentre miliardi vengono dirottati verso il Ponte sullo Stretto invece
che su strade, viabilità e prevenzione.
A San Luca, invece, il pellegrinaggio al santuario della Madonna di
Polsi, cuore della religiosità tradizionale calabrese e aspromontana e
simbolo di una pietà mariana che risale alla cristianità bizantina, non
si potrà tenere. È stata nientemeno che la Prefettura a intervenire con
un provvedimento che interdice il raggiungimento di Polsi per
l’impraticabilità della strada. Da qui, la protesta di cittadini e
devoti contro il “ripiego” di una celebrazione surrogata a Locri, senza
statua.
La stagione coloniale – compreso il colonialismo “interno” contro il
Mezzogiorno – non è mai finita. La questione meridionale diventa
questione “criminale” per istituzioni che considerano il Sud ancora
terra di banditismo, dove l’unico volto riconoscibile dello Stato è
quello di un potere che chiude, scioglie, commissaria (pensiamo alla
grave vicenda della Fondazione Alvaro) e impone opere di regime. Il
Ponte sullo Stretto è l’ennesima espressione di questo colonialismo:
un’opera calata dall’alto, senza ascolto e senza utilità per le
popolazioni locali.
E non è un caso se tutto questo accade durante il governo (nazionale e
regionale) della (estrema) destra identitaria, quella che grida “prima
gli italiani!”, salvo poi impedire lo svolgimento di eventi nei quali si
racchiudono le espressioni più autentiche dell’identità delle comunità,
il senso dei luoghi e le trame collettive dell’esistenza, qui, ai
margini della nazione. È questa la loro idea di identità: togliere
dignità ai territori per regalare miliardi alle lobby del cemento.
Mentre crollano i viadotti e le strade sono interrotte da frane, lo
Stato italiano spreca cifre esorbitanti per opere che non servono alla
cittadinanza ma solo ai privati che troveranno occasione di guadagno.
Nell’esprimere solidarietà alle popolazioni dell’Aspromonte, ancora una
volta ribadiamo che a questo territorio servano un piano straordinario
di messa in sicurezza dal rischio idro-geologico, un progetto per la
salvaguardia degli ecosistemi, politiche serie per le aree interne,
l’occupazione, la sostenibilità. Tutto il resto è propaganda, giocata
sulla pelle dei calabresi.
NO Ponte Calabria