TREBISACCE-03/03/2025: Gli ex marò del Batt. San Marco onorano la memoria del lor ex commilitone

 

 

 

 

 

 

 

TREBISACCE Gli ex Marò della Componente Nazionale Anfibia del Battaglione “Leone di San Marco” si incontrano a Brindisi, presso la Cappella del Sacrario Militare già Monumento al Marinaio, per commemorare, mediante una Santa Messa di suffragio e una sobria ma emozionante cerimonia, il loro ex commilitone, il fuciliere Filippo Montesi originario di Fano in provincia di Pesaro-Urbino deceduto 42 anni orsono in Libano a seguito della strage avvenuta nel marzo del 1983 nei campi palestinesi di Sabra e Chatila nella quale persero la vita 900 persone tra giovani, anziani e bambini. Ad accogliere gli ex Marò ed a fare loro gli onori casa ci ha pensato la componente periferica ASSOARMA di Oria (BR) e l’ANMI (associazione nazionale marinai d’Italia). Tra gli ex Marò del Battaglione San Marco che hanno preso parte alla prima missione di pace italiana dopo l’ultima guerra mondiale, era presente, per onorare la memoria del suo ex amico e commilitone, il socio ANMI del Gruppo “G. Amerise” di Trebisacce Augusto Diodato (nella foto) accompagnato nell’occasione dal Consigliere Nazionale ANMI della Calabria Lgt CP Pasquale Colucci il quale, prendendo la parola, ha ringraziato per la calorosa accoglienza la Componente Nazionale Anfibia “Leone di San Marco” ed ha colto l’occasione per ringraziare il Delegato Regionale della Puglia Centrale Cav. Giuseppe De Simone per l’impegno ad inserire le Delegazioni Calabria dell’ANMI nelle manifestazioni di interesse di ASSOARMA, a cominciare dalla prossima solenne manifestazione di ASSOARMA in calendario a Brindisi domenica I° giugno promossa per onorare la memoria degli intestatari delle rispettive Sezioni calabresi, alla quale sono stati invitati i Gruppi ANMI di Trebisacce, Castrovillari e Cosenza. Oltre all’ex Marò di Trebisacce Sgt Augusto Diodato erano presenti: Cte Claudio Mazzola Presidente della Componente Nazionale Anfibia, C° Salvatore Guerrieri, C° Maurizio Zaccaria, Doa Cosimo Marzo e due FCM della Brigata. Per la cronaca va ricordato che nel 1983 ad accogliere in Italia i resti mortali del Marò Filippo Montesi era presente l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini e, in occasione dell’anniversario dei 40 anni della morte del fuciliere Filippo Montesi, a Fano, sua città di origine, è stata organizzata un’intera giornata di eventi commemorativi presenziati dal Vice-Premier Antonio Tajani e, tutto questo, per ricordare e mantenere vivo nella memoria collettiva il sacrificio del fuciliere fanese caduto a Beirut a causa di una vile imboscata.

Pino La Rocca

 “Il sacrificio di Montesi onora l’Italia” è il messaggio del vicepresidente del consiglio e Ministro degli esteri, Antonio Tajani, che ha aggiunto: “le commemorazioni a Fano sono anche un modo per portare la più forte testimonianza dell’incessante impegno dell’Italia per la pace in medio Oriente, soprattutto in Libano”. Autorità presenti oggi come 40 anni fa. Ai funerali di Montesi presenziò anche il presidente della repubblica Sandro Pertini.

Fano, 22 agosto 2020 – Mentre nel Belpaese a vent’anni si ballava al ritmo dei radioloni, nel paese di nessuno a neanche vent’anni si ballava al ritmo delle campagnole. Quelle del Battaglione San Marco. Raffiche di rock contro raffiche di mitra. Bombe musicali contro bombe mortali. Stacco intergenerazionale amplificato dalla missione più sanguinolenta all’indomani dell’ultima guerra. In quella pista illuminata dalla psichedelia degli intraducibili scenari mediorientali, si trovò anche Filippo Montesi, marò del Battaglione per antonomasia, eroe mai troppo ricordato di Italcon ‘Libano 2’. La sua morte a seguito della feroce imboscata in azione di pattugliamento notturno, poco lontano dal campo profughi palestinese di Burj el-Barajneh, scosse la città. Le sue colline.

Le Marche. Il Paese. Lo spettro della guerra da campo pizzicò le vertebre del Paese che aveva scordato quella mannaia dagli anni Quaranta.   A quasi quarant’anni dall’agguato ai marò, parla il generale Franco Angioni, ai tempi alla testa del contingente italiano della Forza Multinazionale in Libano. Non era uno scherzo coordinare giovani militari sgusciati da un Paese con la testa più a Pablito Rossi e Zico che ai massacri nella terra dei cedri e alle sottili assi d’equilibrio Italia-Israele-Palestina. Ma Angioni tenne saldamente in mano il timone. «Filippo Montesi?», risponde al telefono il generale. «Sì…». Poi silenzio. E poi «come potrei dimenticarlo?». A sentire il suo timbro, rimasto come quello d’allora, quando alla radiolina sopra il frigo s’alternava la sua voce al giornale radio a quella della hit parade al suono di ‘Flashdance’ e ’Tropicana’, si srotola il nastro del capitolo Libano.

«Di imboscata – racconta – ne abbiamo avuta più di una. Quella imboscata a Montesi e compagni avvenne durante una perlustrazione notturna del contingente italiano. La colonna di mezzi del San Marco fu attaccata». Ma quello, specifica Angioni, «fu uno degli agguati. Erano attacchi ‘vigliacchi’. E fu colpita una campagnola del battaglione San Marco. Si ebbero feriti, due gravi. Uno era Filippo». Che non ce la fece. E morì pochi giorni dopo. «L’altro collega di Filippo – ricorda il generale – lo incontrai al Quirinale, ad un concerto. Lo salutai. E ci fu emozione». Angioni va oltre i fatti. E ripensa ai giorni di Filippo: «Quando si dice ‘Abbiamo avuto un solo morto’, scatta la mia indignazione. La mia rabbia. Si scorda la tragedia e che questi ragazzi hanno pagato carissimo. E non possono essere dimenticati. Oltre a Filippo Montesi, molti di quei 71 feriti non ci sono più. Il ricordo di Montesi serve a non dimenticare anche gli altri ragazzi».