Trebisacce- 10/05/2025: Presentato il libro: ”Giornali prigionieri. La stampa di prigionia durante la Grande guerra” di Giuseppe Ferraro

 

 

 

 

 

 

 

Trebisacce: 10/05/2025

Presentato il libro: ”Giornali prigionieri. La stampa di prigionia durante la Grande guerra” di Giuseppe Ferraro

 E’ stato presentato con ricchezza di contenuti e buona partecipazione, lo scorso venerdì 09 maggio, nella sala conferenze del Parco Archeologico di Broglio, il libro del Prof. Giuseppe Ferraro dal titolo: “Giornali prigionieri. La stampa di prigionia durante la Grande guerra”, edito da ‘Donzelli editore s.r.l.’ nel luglio 2024. Al tavolo dei relatori la Prof.ssa Fatima Ruggio (consigliera delegata alla cultura), Prof. Tullio Masneri (Presidente ASAS e responsabile del Parco Archeologico di Broglio”, Avv. Antonia S.M. Roseti (Presidente Fidapa di Trebisacce) e l’autore del libro il Prof. Giuseppe Ferraro (anche docente di Storia e Filosofia, presso il Liceo di Rossano). Tra il pubblico si sono notati il dottore Leonardo Diodato (Presidente dell’Associazione “Enotria” di Villapiana, Nino Chinnici (Presidente della locale Pro Loco),i fratelli Noia dell’associazione “L’Albero della Memoria”, e del Museo dell’Arte contadina “Ludovico Noia”, Volontari dell’Asas , studenti dei Licei di Trebisacce, ecc. Si legge nell’introduzione del libro: “Durante il primo conflitto mondiale la prigionia fu un fenomeno di massa e globale. Furono imprigionati complessivamente circa 8,5 milioni di combattenti, metà dei quali destinati ai campi dell’impero austro-ungarico e tedesco. Nel corso della guerra la geografia dei campi di prigionia andò ben oltre l’Europa. Vennero istituiti campi di prigionia in India, Birmania, Australia, Giappone, Borneo, Nuova Guinea, Nuova Zelanda, Egitto, Stati Uniti, America Latina, Canada, Cina e nei territori coloniali in Africa.”. Ha aperto i lavori il Prof. Tullio Masneri presentando l’autore e introducendo alcuni passaggi essenziali della prima guerra mondiale, ha ricordato, tra l’altro, che: “Tutti noi abbiamo nonni, bisnonni, parenti che hanno combattuto e il combattimento di una volta era diverso: a volte addirittura gli ordini non venivano ben compresi e alcuni soldati venivano fucilati per errore”. E ancora: ”Con questo libro si scoprirà che  nonostante il tutto negativo della guerra, c’è anche qualcosa di positivo come la scrittura che diventa cibo dell’anima del soldato e i campi che diventano comunità”. La Prof.ssa Ruggio, dopo il saluto istituzionale, si è soffermata sul processo di scrittura come elemento di purificazione e luogo dell’anima che ha consentito al soldato di liberarsi dal peso della guerra. Tania Roseti, con il suo fluido e chiaro linguaggio, ha sintetizzato l’intero libro e ha concluso con delle riflessioni e messaggio di insegnamento per i giovani. In particolare per Tania Roseti il fulcro è il tema delle ‘prigionie’ al plurale. Nelle trincee, in particolare,la corrispondenza rappresentava per i prigionieri un modo per sfuggire alla solitudine,un modo anche per sentirsi vivi e il “Giornale-prigionieri” un momento per sentirsi liberi. L’attività sportiva e teatrale come cibo dell’anima che aiuta il soldato a sopravvivere. Il “Gazzettino” dava conforto ai soldati e premiava  i comportamenti positivi. Anche le figure femminili venivano ritratte e impersonificavano la donna come la Patria. L’Abulia che non consente alcun movimento al prigioniero e perciò prostazione fisica e morale. I campi però divennero comunità e all’interno di essa si sviluppava una sorta di sostegno umano. Nel libro emerge la centralità della scrittura,in un contesto dove essere analfabeta era ordinarietà.Infine ha ricordato della vita dell’uccellino in gabbia-quale copertina dell’Eco del prigioniero che nonostante la sua condizione continua a cantare, e vale come messaggio-insegnamento per i giovani e non solo. Da qui il Prof. Masneri ha letto alcuni articoli dell’Eco del prigioniero contenuti nel libro,evidenziando che alcuni soldati hanno scelto di imboccare la strada dell’eroismo, mentre altri la strada dei propri interessi. L’autore, infine,più che parlare del libro, ha preferito esternare alcune riflessioni: La prima guerra mondiale è stata la guerra dei nostri nonni e bisnonni e i 4 Imperi geopolitici del 1918 sono spariti. La guerra è stato un tragico palcoscenico della massa.Il conflitto è servito a dare voce a chi non ne aveva (analfabetismo).La trincea è diventata un laboratorio linguistico.E ancora l’autore con la sua padronanza dialettica ha affrontato temi di attualità e anche di Papa Leone XIV. Infine ha concluso che un territorio merita di essere valorizzato, conoscendolo e oggi,purtroppo,si racconta poco del territorio.

Franco Lofrano

francolofrano@libero.it