Villapiana-24/02/2012: In ricordo di Pino La Polla (di Leo Mangone)

Sono rimasto attonito. Tramortito.
Dopo tantissimi anni lo avevo rivisto,l’estate scorsa, sul lungomare con il fratello Mimino.
Mi sembrava di aver visto il sole dopo una burrasca. Avverto la medesima sensazione gioiosa quando incontro
un amico che porta il suo stesso nome, Giuseppe Lo Sciuto.
Avrei voluto trattenermi ma ero in compagnia e dovetti andare. Salutandomi mi disse: Il prossimo anno ti aspetto a casa
mia. Vieni a trovarmi. Ero contento di aver ricevuto quell’ invito.
L’idea di poterlo sentir parlare mi entusiasmava. Forse avrebbe incominciato dicendo: “Dove eravamo rimasti?”
Non avrei esitato neanche un istante. In via Lutri, avrei risposto. Via Lutri negli anni che vanno dal “65 al “68.
Via Lutri. La percorrevamo tantissime volte, da cima a fondo, fino alla curva; fino a notte fonda, fino a quando
si sentiva sull’asfalto solo il rumore dei tacchi delle scarpe e per l’aria secca e fredda il profumo della legna bruciata.
E lì che Pinuccio  teneva le sue lezioni; era il suo Liceo. Parlavamo anche noi, ogni tanto, però preferivamo ascoltare
le sue appassionate personalissime tesi su Leopardi e Foscolo, principalmente. “Sol chi non lascia eredità d’affetti poca
gioia ha dell’urna”. E ancora: “Celeste é questa corrispondenza di amorosi sensi, celeste dote é negli umani; e spesso
per lei si vive con l’amico estinto e l’estinto con noi”. Che ci consoli l’illusione di poter parlare ancora con Pino per lungo tempo.
E poi, “La valle dell’Eden” di Steinbeck. E ancora, Hemingway: “La morte di qualsiasi uomo ci sminuisce, perchè io sono
parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: Suona per te”.
Che nostalgia per quei giorni, pura, vera nostalgia!
Ma questi “Grandi” non erano grandi perchè qualcuno lo aveva decretato; con Pinuccio ci eravamo abituati ad indagare noi stessi,
con i nostri mezzi, quelli ovviamente semplici degli studenti, questi grandi protagonisti della letteratura. Dante, Petrarca; quando questi
erano sotto la sua lente, come corollario la nostra attenzione saliva e non  faceva sconti a nessuno,
Manzoni compreso. In quegli anni formidabili, Pinuccio scriveva pagine stupende, indimenticabili.
Passava con disinvoltura da una materia all’altra, orgomentando i suoi saggi con dovizia di particolari.
Lo studio per Pinuccio, ovviamente occasione di crescita individuale, era fine a se stesso; lo studio per lo studio.
La conoscenza approfondita delle cose gli era necessaria come l’aria che  respirava e mai si tirava indietro; accettava tutte le sfide, anche su materie non
propriamente tecniche aveva qualcosa da dire; pur non entrando nel merito tuttavia diceva sempre cose intelligenti.
Ho ancora impresso  nella mia mente tantissime cose che diceva perchè la sua personalità forte e coerente faceva arrivare agli altri
la sua opinione convinta. Determinato e coerente, non accettò, per esempio,la morte di Luigi Tenco. Se ne discusse e Pino
sosteneva che il talento del cantautore prima o poi sarebbe venuto fuori. Doveva solo saper aspettare per non dare alla famiglia
quel dolore. Non gli piacque quell’atteggiamento, quel gesto, decadente verso la vita.
Tant’altro ci sarebbe da dire perchè i ricordi sono veramente tanti,ma mi preme sottolineare che mi mancherà la sua intelligenza,la sua
arguzia, la sua puntuale ironia,la sua persona.
Leo Mangone, un amico nel tempo.Ciao.