Trebisacce-01/07/2012:TEMPI MODERNI. LA GRANDE CRISI DEL 1929. Charlie Chaplin e Michael Mann.

TEMPI MODERNI.  LA  GRANDE CRISI  DEL 1929.

Charlie Chaplin e Michael Mann.

 

Consolidatasi la meccanizzazione della produzione capitalistica, dal 1921 al 1929 si verificò un incremento di produzione del 50%, quindi di 8 ore di lavoro +  4 ore in aggiunta: un rapporto di quota 1/3 rispetto alla produzione giornaliera per operaio: 4 ore / 12 ore = 33 1/3%. Alla lunga, sarà proprio questa quota di produzione ad essere intaccata dalla crisi, a causa di una quota valore-merce che gli operai non potevano comprare, per nulla pagati per queste 4 ore aggiuntive. Ciò sarà sovrapproduzione, conseguentemente dismissione di macchinari, successivamente contrazione della quota capitale da investire,  riduzione del credito, dunque riduzione di produzione e disoccupazione.

L’incremento della produzione del 50% partiva dalla necessità dell’industriale di tenere costantemente in moto i macchinari e questo poteva farlo prolungando l’orario di lavoro da 8 a 12 ore,  perché, aumentando la produzione, il valore dato dei macchinari si ricostituiva più rapidamente distribuendosi su un numero maggiore di merci prodotte e vendute. Essendo il logorio una perdita periodica di valore del macchinario attiva anche durante il suo inutilizzo, risulta conveniente all’imprenditore impiegare la macchina per più ore di lavoro così che questo valore si trasferisca a pieno, pur sempre periodicamente, sul prodotto. Ora, un prolungamento della giornata lavorativa oltre i suoi limiti, cioè nel nostro caso oltre le 8 ore, si definisce plusvalore assoluto marxiano. Posto del 100% il saggio del plusvalore in 8 ore lavorative, cioè 4 ore di lavoro dell’operaio per riprodurre il salario e 4 ore di lavoro non pagato per riprodurre il guadagno imprenditoriale

(pv’ = 4 ore / 4 ore = 100%),  prolungando l’orario di lavoro per altre 4 ore, il saggio di plusvalore diviene del 200%. Cioè,  pv’ = 8 ore / 4 ore = 200%. Era pratica diffusa, dal 1921 al 1929, ‘estendere’ l’orario di lavoro senza incremento di retribuzione (stretch out). L’operaio lavorava 4 ore in più, cioè 8 ore per l’industriale, ritrovandosi al punto di partenza: aumentavano gli orari di lavoro, ma il suo salario ( $ 4,00), equivalente a 4 ore di lavoro, rimaneva lo stesso, dunque, la sua frustrazione cresceva e vedeva tradita la speranza del sogno americano di scalare socialmente. In questa situazione entrano in scena i rapinatori e i racketeer, che essendo per la maggior parte operai licenziati, figli di operai e disoccupati, mostravano, in buona parte, un senso di solidarietà per gli sfruttati. Uno di questi era John Dillinger che rapinava banche durante i primi anni 30 anche per restituire ai risparmiatori i depositi che avevano perso con la crisi. John Dillinger è il protagonista della versione cinematografica del 2009 del regista Michael Mann, Nemico Pubblico, e la tematica qui sviluppata la si può riassumere in questi termini: non necessariamente il ladro, il rapinatore, il delinquente è un mostro, bensì ha sentimenti, ha un cuore e può avere un’integrità morale superiore ai rappresentanti di un sistema sociale iniquo. La stessa tematica è espressa in modo più pesante, disincantato e lucido, con partecipazione, da Charlie Chaplin in Monsieur Verdoux, film del  1947.

In Tempi Moderni, Charlie Chaplin, il famoso Charlot, nella celebre sequenza della catena di montaggio, mette in scena gli effetti della meccanizzazione industriale sul versante della recitazione e della tecnica: l’imposizione di movimenti ripetitivi e rapidi dettati dal ritmo regolabile del nastro di scorrimento, si prolunga oltre il lavoro e il personaggio, terminato il lavoro, mette in atto una serie di scatti del corpo che non riesce a controllare, una serie di gag convulsive. I bottoni di vestiario che si trovano sui glutei e sui seni delle donne vengono associati ai bulloni che gli scorrono sotto gli occhi tutto il giorno e quindi il suo impulso primario diviene quello di imbullonare seni e glutei: il riflesso sessuale viene snaturato. Tecnica: la frenesia meccanica è espressa con la cadenza di ripresa. Quando uscì il film Tempi Moderni nel 1936, il sonoro era già stato introdotto e la cadenza di ripresa e di proiezione divenne di 24 fotogrammi al secondo. Chaplin decise di girare con la cadenza del film muto, 16 ftg./sec. anziché 24. L’effetto sullo schermo risulta accelerato perché la cadenza del proiettore da 24 ftg./sec. è superiore a quella di ripresa.  Tempi confusi e inquieti sono affidati all’accelerato, anche con  ripresa a 12 ftg./sec.

 

 

Francesco Lupinacci.