Trebisacce-02/07/2012:CONTRO LA SOPPRESSIONE DEL TRIBUNALE DI CASTROVILLARI

CONTRO LA SOPPRESSIONE DEL TRIBUNALE DI...

Andrea Petta 2 luglio 17.43.35
CONTRO LA SOPPRESSIONE DEL TRIBUNALE DI CASTROVILLARI

Gli interventi previsti dal Governo Monti nell’ottica di una politica di giusta razionalizzazione della spesa pubblica in ossequio all’esigenza di ottimizzare l’erogazione dei servizi sul territorio per contenere i costi sono in linea di principio condivisibili, ma sono assolutamente deleteri e nefasti nel momento in cui non tengono conto delle irriducibili peculiarità dei contesti comunitari e territoriali sui quali vanno concretamene ad incidere. Da questo punto di vista, l’elaborazione del progetto di revisione della geografia giudiziaria, con l’accorpamento e la soppressione delle sedi giudiziarie in Calabria, non si concilia assolutamente con le prerogative di “efficienza” ed “efficacia” che si intenderebbe perseguire.
La realtà calabrese presenta delle specificità di cui non si può non tenere conto e che necessitano di un’attenzione assolutamente particolare da parte dello Stato, per cui le esigenze di razionalizzazione poste alla base della soppressione delle circoscrizioni giudiziarie non possono essere affidate ad un criterio puramente astratto e numerico.
Innanzitutto, è, purtroppo, notoria la presenza pervasiva e condizionante della criminalità organizzata nel tessuto connettivo della nostra Regione. La diffusione capillare della ”ndrangheta” sul territorio di ”nascita” necessita di un’azione di contrasto che sia altrettanto presente e diffusa. La ”presenza” dello Stato in tale contesto è fondamentale. Eliminare quelle realtà giudiziarie ad oggi esistenti che rappresentano un forte presidio di legalità e che conferiscono un importante contributo nella lotta alla criminalità in territori storicamente infettati dalla penetrazione della stessa, è sicuramente un passo indietro per tutta la società civile.
Un Tribunale, nelle zone ad alta densità mafiosa, costituisce una realtà importante perché, insieme alle forze di polizia, rende visibile il ruolo centrale dello Stato nell’affermazione dei diritti insidiati dall’aggressione criminale. Il progetto di rimodulazione delle circoscrizioni giudiziarie, pertanto, pur inquadrato in ambito nazionale nell’ambito di un complessivo scenario di riorganizzazione per il migliore utilizzo delle risorse disponibili, non può non tenere conto, nel contesto d’insieme, delle peculiarità ambientali.
Il Tribunale di Castrovillari, in particolare, costituisce un presidio territorialmente ben definito, che risponde ad esigenze geografiche determinate, con adeguato carico di lavoro. La soppressione dello stesso sarebbe un evento infausto perché inciderebbe negativamente sulla tutela giurisdizionale dei residenti, per i quali verrebbe messo in discussione il diritto insopprimibile del cittadino alla tutela giudiziaria, un diritto riconosciuto e garantito dalla stessa Costituzione.
Tra l’altro, i residenti del comprensorio sarebbero costretti a sopportare ulteriori rilevanti disagi sia sotto l’aspetto logistico che economico, tenuto conto dell’aerografia, della geomorfologia e della vastità del territorio della Provincia di Cosenza.
Non si può non evidenziare l’assoluta peculiarità della Provincia di Cosenza, che con la sua estensione di 6.650 Kmq è la più vasta provincia calabrese, la quinta provincia in Italia per superficie territoriale; una superficie territoriale di gran lunga superiore a quella dell’intera Liguria, sei volte superiore a quella della provincia di Vibo Valentia e più di quattro volte superiore a quella della Provincia di Crotone; una Provincia, quella di Cosenza, con ben 155 comuni, alcuni dei quali distano dal capoluogo anche 140 Km; una provincia, tra l’altro, la cui particolare conformazione geografica del territorio, comporta notevoli difficoltà logistiche e di collegamento.
Tra, l’altro, allontanare la Giustizia dal cittadino e dal territorio vuol dire privare le collettività di uno dei presupposti imprescindibili dello sviluppo economico, quale è la affermazione del Diritto in ogni parte del Paese: gli imprenditori troverebbero ulteriori difficoltà, oltre a quelle già presenti, ad investire i propri capitali in territori nei quali l’esercizio della giurisdizione non sia presente e vicina.
Tali politiche hanno, tra l’altro, conseguenze negative sulla stessa credibilità dello Stato, specie in regioni che da secoli ne denunciano l’assenza, la latitanza, lo scarso interesse.
Né si può trascurare che il carico di lavoro gravante sulle strutture superstiti subirebbe un evidente aggravio con un conseguente ulteriore allungamento dei tempi della giustizia.
Non si può non tenere conto, nello specifico, di ciò che il Tribunale di Castrovillari significa per il comprensorio in termini di erogazione dei servizi di giustizia, con la sua dotazione organica, la sua produttività, la presenza di un’aula bunker collegata tramite tunnel sotterraneo alla casa circondariale ove è presente anche una sezione carceraria femminile, la presenza della Compagnia dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, del Commissariato di P.S., di una caserma militare del genio guastatori, della caserma dei Vigili del Fuoco, del Corpo Forestale dello Stato, di 150 agenti di polizia penitenziaria, così come non si possono non prendere in considerazione gli aspetti demografici (con minoranze Arbereshe), geografici, economici, organizzativi e sociali.
Ma è assolutamente paradossale la circostanza che a Castrovillari si sta realizzando un nuovo Palazzo di Giustizia, in fase di completamento e totalmente finanziato dal Ministero della Giustizia: sarebbe in controtendenza con le stesse politiche di rigore la soppressione degli uffici giudiziari proprio quando ingenti risorse pubbliche sono state impiegate per realizzare la struttura che dovrebbe ospitarli; sarebbe assurdo gettare a mare un investimento ben 14 milioni di euro.

Auspichiamo, pertanto, che il Ministro della Giustizia Paola Severino prenda atto di queste considerazioni, garantendo il mantenimento di questi uffici che, per la loro storia e per la loro tradizione, sono deputati, in una Regione complessa come la Calabria, ad essere anche baluardo e salvaguardia della legalità e della tutela dei cittadini, tenendo conto degli stessi criteri di elaborazione ministeriale quali la popolazione, l’estensione del territorio, i nuovi procedimenti instauratisi nel quinquennio precedente, il numero di magistrati e di personale amministrativo, la produttività; tutti indici e parametri di valutazione in base ai quali il Tribunale di Castrovillari non dovrebbe essere soppresso.
Da questo punto di vista, tutte le forze politiche calabresi, le organizzazioni sindacali, il mondo dell’associazionismo, le diverse espressioni della società civile devono esercitare un’azione di vibrata opposizione rispetto a qualunque ipotesi o tentativo di soppressione o ridimensionamento dei presidi di Giustizia calabresi e tra questi del Tribunale di Castrovillari e degli Uffici di Procura; e proporre al Governo una norma-stralcio che preveda che nelle realtà ad alta densità mafiosa non venga accorpato o ridimensionato alcun tribunale o ufficio che amministra la Giustizia. La Calabria, semmai, ha bisogno di più operatori di giustizia, di più inquirenti e di maggiore presenza dello Stato.
Ciò – a fortiori – giova ripeterlo – in un territorio quale quello della Provincia di Cosenza che si connota fortemente per le peculiarità di cui ho detto.
Il nostro non vuole essere un semplice sostegno morale, ma un impegno concreto, fatto di iniziative politiche ed istituzionali, per indurre il Governo a revocare la sua decisione.