Trebisacce-08/03/2013: Incontro sul romanzo di Carmine Abate “La collina del vento”

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Trebisacce: 08/03/2013

 

Carmine Abate, vincitore del Premio Campiello 2012,con il romanzo “La Collina del vento”, ha incontrato gli studenti del liceo scientifico, diretto da Tullio Masneri, lo scorso 8 marzo, nella sala “San Francesco” presso il Miramare Palace Hotel. L’incontro di elevato valore culturale è stato organizzato dal liceo “Galileo Galilei” e dalla locale associazione Pro Loco, presieduta da Marco Verri. Ad introdurre il tema il docente di storia e filosofia del liceo  Gianni Mazzei che ha sottolineato: ” le due diverse etnie, albanese e italiana, danno una maggiore apertura al mondo”. Considerando poi il movimento del racconto e la staticità della collina, per Mazzei il libro è un trittico. Concetta Cardamone, docente del liceo  di Italiano e Latino, ha invitato ad avvicinarsi al microfono i numerosissimi e bravissimi studenti che hanno presentato allo scrittore Carmine Abate le loro recensioni che, con contenuti originali, hanno letteralmente rivoltato come un calzino il romanzo. Il romanzo ,“La collina del vento”, di certo è stato letto dagli studenti con attenzione e ciò ha gratificato visibilmente Abate, di origini calabresi, che ha ascoltato tutti con particolare interesse e con i quali ha voluto dialogare. Mario Brunetti, di origine arberesche, di Plataci, console onorario degli albanesi, è rimasto sorpreso del bel lavoro presentato dagli studenti. Alle loro capacità è affidato il compito di raccontare la storia del nostro sud, i valori e le gesta dei personaggi che hanno fatto la storia ed è proprio dal forte attaccamento alla terra dei personaggi viene fuori l’identità e la storia degli albanesi, ha affermato Brunetti. “Ci tenevo e volevo raggiungere un dialogo con i giovani calabresi”, ha esordito Carmine Abate, salutando i convenuti. La mia generazione (1954) ha fallito! I miei coetanei non hanno cambiato le cose. La vostra generazione, rivolgendosi ai giovani, è brava e siete lucidi nell’analisi. Come gli ‘Arcuri’ del romanzo, dovete difendere la vostra terra. Se la ferite, alla fine muore. Questa terra è intrisa di memoria e non può morire. Lo scopo del libro è di recuperare la memoria, per vivere meglio oggi. E’ una luce che illumina il presente. Occorre fare tesoro dell’esperienza dei nostri nonni. La collina del vento, in verità, non c’è, ma io la vedo con i miei occhi e ne sento tutto il profumo e tramite ‘Rino’ il protagonista, ricostruisco la nostra storia, tenendo conto dei tanti racconti di mio padre. Avevo da tempo dentro di me la storia, ma non riuscivo a scriverla, finchè non ho capito che mi mancava l’urgenza della scrittura. Ad Amburgo, all’età di 16 anni, ho cominciato a scrivere per denunciare i problemi dell’emigrazione, che è una costrizione. L’urgenza della scrittura è scaturita da una promessa fatta a mio padre e i suoi racconti verbali sono confluiti nel romanzo. Io sono la sintesi di tante radici: Germania, Italia, Trentino e albanese. Ha raccontato del periodo della forzata emigrazione in Germania, quando cioè è stato costretto fisicamente ad allontanarsi dalla propria terra, ma dalla quale non si è mai staccato con il cuore. Vivo per addizione, non scelgo nord e sud. Voglio continuare a voler bene a tutte queste terre.  Esiste anche il razzismo tra gli animali. La storia della rondine albina ne è un esempio. Fu trovata da mio zio sull’asfalto e la portò per identificarla in piazza. Un contadino esperto la identificò come rondine, da qui la rondine bianca presente nel romanzo.  Auguro a tutti voi di essere una rondine bianca, a dire di essere durante la vita sempre unici . Una serata culturale pregnante del tipo: c’ero anch’io.

Francesco Lofrano