Trebisacce-16/11/2013: Il ruolo della famiglia sul paziente oncologico

Trebisacce:16/11/2013

Quando un membro della famiglia viene colpito da una patologia grave, sono gli altri membri a farsi avanti per sostenerlo. Sembra un fatto scontato e pienamente condivisibile, ma così non è. E’ la famiglia che interviene per rimuovere le numerose difficoltà sociali e apre le porte alla speranza di riuscire nella delicata ‘mission’ che è la finalità a cui è preposta. Lo stesso Papa ha affermato: “ Con rinnovata convinzione, la Chiesa, continua a promuovere-ha ricordato Papa Francesco- l’impegno di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili”. Nella vita pratica ci si dimentica di questo fondamentale valore e si cerca di aumentare i problemi alle famiglie che sono già pesanti da affrontare. Oggi purtroppo sono molte le famiglie che si trovano a vivere nel quotidiano il problema del tumore, quale che sia il tipo o l’organo colpito. Si iniziano i viaggi della speranza, si affrontano le pesanti terapie e si percorre il “Calvario” che in tempi brevi o lunghi riporta una vittoria o una sconfitta sul male. Per queste patologie è di conoscenza popolare emigrare verso centri ospedalieri qualificati. Il paziente oncologico viene ricoverato e segue l’iter o il protocollo previsto. Tra viaggi, pernottamenti lunghi, pasti seppure frugali  e necessari occorrono euro all’accompagnatore. Cosa succede? Visite presso commissioni mediche per il riconoscimento della invalidità civile o legge 104 a cui l’infermo si deve sottoporre e spesso deve ricorrere all’avvocato per raggiungere l’obiettivo. Intanto il tempo passa e i debiti familiari crescono. L’accompagnamento poi è un miraggio! Ai medici che conoscono la patologia grave, non è necessario spiegare che il paziente ha bisogno di sostegno e di aiuto ed è già tra mille difficoltà, anche lavorative, che il familiare si rende disponibile a non lasciare in solitudine e coi quei pensieri fissi e martellanti il paziente-familiare. Ma di questo alla burocrazia importa poco, ciò che conta è la logica di bilancio da far quadrare. Ma allora la famiglia davvero è tutelata? La persona colpita dal male si rimette nelle mani del Signore e attraverso la preghiera quotidiana si apre alla speranza e si lascia aiutare dalla fede, ma di certo non conta sull’aiuto morale e materiale delle istituzioni che rimane sulla carta e nei proclami.

Franco Lofrano