Rocca Imperiale-15/04/2015: Inaugurazione del monumento ai Caduti di Rocca Imperiale (di Vincenzo Manfredi)

           

Centenario della Prima Guerra Mondiale  1915 – 18

 

Inaugurazione del monumento ai Caduti di Rocca Imperiale

 

                             di Vincenzo Manfredi

 

(Continuazione delle pagg. 7 e 8 del n° 1)

 

Chi oggi legge questi stralci degli interventi in occasione dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti di Rocca Imperiale probabilmente vi troverà enfasi, retorica, ed esaltazione eccessiva dei meriti dei concittadini che presero parte alla grande guerra.  Tenga presente, però, e l’invito è rivolto soprattutto ai giovani, che nel giudicare i fatti del passato bisogna sempre sforzarsi di immedesimarsi per quanto possibile nelle situazioni, e calarsi  nell’atmosfera del tempo in cui i fatti avvennero.

Nel 1921, anno dell’inaugurazione del monumento, si viveva certamente un clima di tensioni e di euforia per la recente fine del conflitto, di lutto per i i propri cari che vi persero la vita, di ansie e trepidazioni per i congiunti di  cui ancora non si conosceva la  sorte; le parole, perciò, (a parte la ricerca di immagini suggestive)  che oggi sembrano esagerate o altisonanti, sono invero dettate da viva sincera partecipazione  ai sentimenti diffusi nella popolazione.

 

Stralci dell’intervento di don Antonio Gallo[1]

“……………. L’uomo preistorico, accanto alle capanne, alle palafitte, fece sorgere i Menhvis, agglomerati di grosse e rozze pietre per ricordare grandi avvenimenti pubblici o particolari; come oggi l’uomo civile eleva al cielo le superbe grandiose moli, in cui profonde milioni per ricordare ed eternare la memoria dei suoi grandi, dei suoi benefattori.

……………. Nell’immane guerra, cui parteciparono quasi tutti i popoli della terra, … l’Italia fu tra

i belligeranti, per il compimento dell’unità e della libertà nazionale, non solo, ma anche per compiere la sua missione storica nel grande sconvolgimento europeo, dal quale dovevano uscire i nuovi destini dell’Europa, di un’Europa nuova, strumento di civiltà, di una civiltà che non conoscerà nè regressi nè tramonti.

……… Meravigliosi gl’Italiani del secolo XX che affrontarono, combatterono e vinsero la più terribile guerra che la nostra storia ricordi dalle  guerre  puniche  in  poi  senza  avere  l’educazione  politica  degli

Anglo-Sassoni, la tradizione militare e nazionale dei Francesi, la preparazione tecnica e morale e l’esaltazione imperialistica dei Tedeschi, la ferrea disciplina dei popoli soggetti all’impero austriaco,  il disperato eroismo dei Belgi assaliti ed oppressi.

Nelle alterne vicende della sanguinosa guerra fu mirabile il soldato italiano.                                                                                                          don Antonio Gallo negli anni 1915-20

… … Con animo emulo della virtù e della forza di Roma, degli antichi Romani , delle repubbliche marinare, dei martiri ed eroi del nostro risorgimento, la nostra Italia poté mobilitare  5 milioni di cittadini, difendersi ed attaccare su un terribile fronte di circa  750 chilometri.

… … Come nelle grandi città, negli umili villaggi sorgono i monumenti, e le colonne e le lapidi commemorative, poiché una è l’anima, uno il sentimento magnanimo del gentile popolo italiano: onorare, ricordare, tramandare ai posteri il nome di prodi fratelli caduti per la Patria.

E questo sacro dovere che gli Italiani oggi vanno compiendo, sarà domani l’orgoglio più fiero e la gloria della Nazione.

… … Rocca Imperiale non volle essere seconda agli altri paesi d’Italia. E i suoi figli emigrati in Philadelphia, pur essendo lontani dalla Patria, conservando sempre puri e nobili sentimenti … pensarono presto ai lori compatrioti caduti e generosamente mandarono l’obolo perché un marmoreo monumento si erigesse alla lor memoria, dando a me l’incarico di condurre a compimento la impresa.

Interprete dei sentimenti della cittadinanza lodo oggi pubblicamente la loro nobile iniziativa e mando a vostro nome i più vivi ringraziamenti a quei nostri generosi compaesani che hanno voluto sì degnamente ricordare i fratelli caduti, dando altresì con tale ricordo un grande attestato di affetto e di attaccamento al paesello natio.

E sia gloria ai caduti Rocchesi.

   Scolpiti  nel marmo i vostri nomi, o eroi, agli altri sconosciuti, ma per noi gloriosi, diranno alle future generazioni rocchesi e a quanti transiteranno per questo luogo, che foste  italiani nell’anima, che compiste il vostro dovere sino al sacrificio generoso della vita per la patria, battendovi da leoni e soffrendo da martiri per la più nobile causa: il trionfo della giustizia e della libertà!  … … “.

[1] nel 1921 era sacerdote,  ma non ancora parroco (lo sarà dal 1925).  Su  Don Antonio Gallo abbiamo scritto altrove ( in Rocca Imperiale nella diocesi di Anglona e Tursi e in  Rocca Imperiale nei secoli ), dedicato una ricerca pubblicata nel 2004  (Don  Antonio  Gallo  arciprete  di  Rocca  Imperiale  e  protagonista della storia rocchese  della prima metà del secolo XX)  in occasione del  cinquantesimo anniversario della morte.