Rocca Imperiale- 08/12/2015: Più di 4 milioni di telespettatori per le “Nozze di Laura”

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Rocca Imperiale: 08/12/2015

Più di 4 milioni di telespettatori per le “Nozze di Laura”

Su Rai1 il tv movie Le Nozze di Laura ha conquistato 4.284.000 spettatori pari al 17.49% di share. Un dato molto positivo e di rispetto per l’Italia e anche per la Calabria. Ho seguito i vari commenti anche negativi su Fb, ma non esiste solo il bicchiere mezzo vuoto, esiste anche quello mezzo pieno e, soprattutto, per chi, come me, non è critico cinematografico. Intanto lo scorso 7 dicembre 2015, in prima serata è andato in onda il film del regista e maestro Pupi Avati e non credo che Rai Uno abbia pensato ad una fiction esclusivamente per Rocca Imperiale, ma che abbia invece investito almeno per l’intera Italia. Certamente una fiction può piacere e può non piacere e su Fb rilevo sia commenti positivi che negativi. E di grazia va bene così. Intanto si parla del film e che ha avuto come principale location Rocca Imperiale, da oggi una località più conosciuta grazie alla fiction e che mi voglio augurare e sperare che possa incentivare e sviluppare il turismo in generale e quello religioso in particolare. Sono certo di aver sentito il nome di Maria della Nova e che mi risulti i rocchesi sono devotissimi alla Madonna miracolosa e il sempre visitato e frequentato Santuario in zona Cesine ne testimonia la grande fede dei rocchesi e dei tanti visitatori, soprattutto nel periodo estivo e durante i giorni di festa religiosa dedicata alla Madonna della Nova. Se è vero ciò, diventa vero anche il fatto che il regista ha voluto raccontare un fatto religioso che ha il sapore di un miracolo. Allora diventa anche vero che Pupi Avati riprende il primo miracolo di Gesù e, seppure in chiave moderna e con una trama diversa, parla del trionfo del bene sul male, del trionfo dell’amore sui preconcetti, sull’odio, sull’accettazione di una persona di colore per un matrimonio. Si compie nel film un miracolo. Laura incontra l’amore e la sua vita cambia radicalmente, diventa una persona felice. Il film invia anche questo messaggio cristiano tratto dal Vangelo. Comunque sia rimane un film e non un documentario su Rocca Imperiale. Quante famiglie, oggi, nel nostro ambiente, non avrebbero difficoltà a far sposare una propria figliola ad una persona umile e di colore che lavora a giornata negli agrumeti? Non mi aspetto risposta. Forse, però, il regista ha voluto anche mettere in evidenza questo aspetto non rocchese, ma italiano. Il fatto poi che sia stato ambientato su Rocca Imperiale e su paesi vicini, a mio avviso, rimane ancora un fatto positivo ed è frutto di serie mediazioni e di forte impegno politico. Chi avrebbe potuto impedire al regista di scegliere un altro posto, magari nel nord? E’ successo invece che sui Rai Uno, il paese dei limoni Igp, cinema e poesia è stato protagonista e questo rappresenta un successo. La sfida politica è stata vinta. Una bella e accattivante località che viene conosciuta da milioni di persone, è poco? Se delle scene danno una immagine cattiva dei rocchesi è solo perché così vogliamo interpretare il pensiero del regista, ma se per Tv una fiction girata a Roma mi fa vedere dei ladri braccati dalla polizia, non credo che io debba pensare che i romani sono tutti ladri, forse la scena è stata funzionale al regista per inviare un messaggio e magari che esistono dei ladri, ma non che sono tutti ladri. Oggi si dibatte tanto sul problema dell’integrazione e il film l’affronta e a noi rimane il compito di decidere se accettiamo o rifiutiamo di integrare. A me risulta che anche nelle scuole si pratica l’integrazione e non il rifiuto, e sin dalla scuola primaria. A torto o a ragione ci rimane la libertà di pensare e di agire secondo coscienza. Esiste anche chi spara su innocenti e i fatti di Parigi ci costringono a conoscere questa realtà che però non è un film e perciò non opinabile. La Rai prima di investire i soldi avvia l’operazione di ricerca di mercato e l’aver puntato sul Vangelo con una storia raccontata da Avati gli ha dato ragione perché quattro milioni di telespettatori la dicono lunga. Il tempo poi darà ragione o torto alla vivacità mediatica di critica che pure ci vuole ed è necessaria. Ma distruggere tutto per il gusto di farlo non va bene, a mio giudizio. Un confronto dialettico con il produttore e regista non mancherà in futuro. Ma sono certo che ci sono passaggi da capire meglio e non da bocciare a prescindere. Mi auguro, invece, che i fratelli Avati possano in futuro decidere di ritornare a Rocca Imperiale per altri lavori che daranno lustro e visibilità a un paese che sa accogliere e che vuole svilupparsi. Se poi facciamo a gara per colpire qualcuno in particolare che ha la colpa di essersi speso per portare il cinema sul territorio, allora possiamo dire che si aspettava l’occasione per farlo, ma è così che si cresce? E’ l’odio verso una persona o l’amore e la pace che bisogna perseguire nella nostra società? Collaborare in positivo è difficile, invece puntare l’indice sembra la strada più semplice da percorrere, mi viene da pensare. Neppure il dialetto usato è rocchese e allora perché vedere a tutti i costi l’atteggiamento tipico rocchese nelle scene? Rocca Imperiale, lo ripeto a me stesso, è stata soltanto la location scelta per raccontare il miracolo compiuto, ma poteva compiersi alche in altra località e non per questo avremmo detto che quei cittadini sono tutti non educati. E ancora mi va di dire che Avati ha scelto per una comparsa una signorina studentessa di Rocca, Alessia Fanelli, che per quel che mi risulta non ha studiato recitazione, ma che è stata bravissima ad impersonare il personale sanitario, e questo mi dice che ci sono anche persone che hanno avuto visibilità e apprezzamenti pur essendo rocchesi. In questo caso anche il rocchese è stato giustamente valorizzato e non penalizzato. Rimane un film che invia un messaggio religioso e in questo clima di festività natalizie ben ci sta. Si sono spesi dei soldi per la realizzazione (Regione, Gal Alto Jonio, Comune), ma a mio avviso bene hanno fatto gli amministratori. La valorizzazione di un territorio non è indolore, rappresenta una conquista frutto di sinergie valide. Mi auguro su Rocca Imperiale un successivo film con Avati Pupi regista e che sia capace di avvicinare più persone al cinema, alla cultura e alla critica cinematografica. Per me il bicchiere è mezzo pieno!

Franco Lofrano