ROCCA IMPERIALE -09/12/2015: LE NOZZE DI LAURA: CAPOLAVORO O FLOP

ROCCA IMPERIALE – LE NOZZE DI LAURA: CAPOLAVORO O FLOP

di FRANCO MAURELLA

Pochi i commenti positivi e molte le critiche al film “Le nozze di Laura” andato in onda lunedì su Rai Uno e che il regista Pupi Avati ha girato a Rocca Imperiale, nell’Alto Jonio cosentino ed a Strongoli, nel crotonese. Gli aspetti positivi sono senz’altro  rappresentati dal numero di telespettatori che si è sintonizzato su Rai Uno, pari a 4 milioni e 284 mila persone che hanno visto il film. Lo share è stato di valore assoluto e dai dati Auditel risulta essere del 18% l’indice di ascolto. Chi difende a spada tratta il film è il sindaco di Rocca Imperiale, Giuseppe Ranu’ che in un blog scrive: “Un film può legittimamente piacere oppure no ma il film di Pupi Avati racconta per la prima volta una Calabria che parla di amore e di fede e non già di ‘ndrangheta e malaffare”. Secondo Ranu’ per Rocca Imperiale c’è stato un ritorno d’immagine importante a cominciare dall’anteprima nella sede Rai di Viale Mazzini in Roma, a conclusione della quale Pupi Avati “si congratula per l’accoglienza ed il calore dei calabresi”. Sempre Ranu’ (ma sono diversi coloro che hanno prezzato il film dei fratelli Avati), indica nel ruolo interpretato da Lina Sastri l’esempio di una calabrese evoluta che accetta e ama un figlio probabilmente autistico o quantomeno poco normale ed accetta il fidanzato del Ciad che la nipote gli presenta. Una zia aperta che fa da contraltare al padre di Laura chiuso e razzista. Anche su questo ruolo, un dirigente scolastico assolve il modo di fare dell’uomo che rinnega la figlia: “pensate a quel padre ricco e zoticone che per la figlia immagina scenari ben diversi da quelli prospettati”. Ed aggiunge che “noi alto ionici siamo tutti critici cinematografici e reagiamo con i soliti campanilismi sul perché Rocca e Roseto, piuttosto che altri paesi”. Ed ancora: “Ma chi l’ha detto che Pupi Avati voleva rappresentare la nostra realtà, qualcuno gli ha posto la domanda? A me, da inguaribile romantico, il film è piaciuto”.

“Le nozze di Laura” scatenano anche una querelle tra sindaco e amministrazione comunale rocchese con l’opposizione che critica, senza mezzi termini,  il film ritenendosi offesi  dalla pellicola. Come detto, uno tsunami di critiche si è levato nei confronti del film. La prima, quasi un plebiscito, il dialetto, a volte incomprensibile, il cui accento era tutt’latro che dell’Alto Jonio ma semmai si avvicinava al reggino-messinese. Sarebbe stato meglio, è stato detto, se avessero parlato in italiano, come Lina Sastri. L’interpretazione di Laura, sempliciotta e retrograda che si fa impalmare dal primo uomo che incontra. Irreale che Laura partecipi ad un corso di dizione e che il docente parli con accento marcatamente emiliano. Ma quello che ha infastidito piu’ di ogni altra cosa è stato l’aspetto razzistico evidenziato nel film, soprattutto quando il proprietario del bar (il buon Vittorio Introcaso) rifiuta di servire una sambuca al nero principe del Ciad. Forse l’aspetto piu’ vero è stato rappresentato dal vecchio e abbandonato cementificio di Montegiordano, che ospitava la comunità negra del Ciad. Forse, sono state tante le aspettative riposte nel film di Pupi Avati che ognuno, nella sua immaginazione, pensava di godere  di un capolavoro della cinematografia nazionale. Forse nasce da qui la delusione esternata da tanti che hanno ritenuta surreale la scena finale del banchetto con le prostitute della statale 106 ed un “miracolo” che ai piu’ è sembrato di una normalità tutt’altro che miracolosa.