Alto Jonio-17/04/2016:17 APRILE 2016 – Referendum – vota e fai votare << SI >>

Pittino
Pittino

17 APRILE 2016 – Referendum – vota e fai votare << SI >>

Ci invidiano l’olio …e lo importano,

ci invidiano le arance …e le importano,

ci invidiano i mandarini …e li importano,

ci invidiano il cibo, le montagne, ci invidiano tutto, e ora tocca al mare, …e cosa succede? …Succede che proprio il mare diventa una folle azione, che “grazie” all’incapacità di pochi e di tanti, … ha di fatto il sapore di ricatto:

<<Volete posti di lavoro in Calabria? Bene!!!, Fateci trivellare il vostro mare!!! >>

  1. Questa volta NON CI STIAMO. IL MARE NON SI TOCCA !!!!!!!!

Allora dico, e scusate il “francesismo”, ma quando ci vuole …ci vuole:

<<Che stronzo questo Stato italiano!!!! Quando c’è da guadagnare viene da noi, …quando c’è da spendere va altrove!!!

Venire in Calabria a trivellare per cosa?!?!? Per riempire le pance di chi mangia già tanto?!?!?

NO!!!!!! La Calabria è stata da sempre TERRA DI CONQUISTE, ma questa volta SAREMO NOI I CONQUISTATORI!!!! Ci batteremo per conquistare, dato che gli altri non ce li concedono, i nostri diritti, …ci batteremo per difendere IL BUONO CHE ANCORA ABBIAMO, …non ci inchineremo per l’ennesima volta alle volontà altrui!!!

La Calabria paga troppo dazio:

la SS106 Jonica, la Salerno-Reggio Cal., gli ospedali, ecc. ecc.: è necessario prima un giro di vite, di famiglie distrutte, …e solo dopo ci si accorge della nullità delle azioni, che di fatto …sono il suono della solita orchestra ma con diversi orchestrali, che da sempre suonano la stessa musica, …con un ritornello che si ripete e distrugge.

E poi …c’è la presa in giro:

con la proroga di tutte le concessioni per l’estrazione di petrolio e gas attualmente in scadenza in Italia … avremmo come ricavato meno dell’1% del fabbisogno nazionale!!! Quale beneficio importante per l’Italia e gli italiani?!?!?!? Quale?!?!? Basta  <<dare uno sguardo>> alla vicina Basilicata per rendersi conto di quanto questa terra ha dato e di quanto ha ricevuto.

La Calabria non deve più essere la terra dei balocchi e della “residenza” dei potenti di turno!!! La Calabria è dei CALABRESI …E SONO I CALABRESI A DECIDERE COSA FARNE, …e sicuramente lo sappiamo fare meglio degli <<altri>>.

Io dico:

<<dov’è finita l’etica?!?!? Dove?!?!?, …se il parassita squattrinato, per come ci chiamano, …alla fine …si rivela più benefattore del ricco?!?!?!?

LAVORO QUA – LAVORO LA’ – POSTI DI LAVORO QUA – POSTI DI LAVORO LA’.

MA QUALE LAVORO!!!!!!!!

Facendo riferimento alla Basilicata, beh!!!, ecco cosa è successo e succede ancora:

in meno di 10 anni, per problemi inerenti all’estrazione del greggio, oltre 24.000 aziende agricole HANNO CHIUSO BATTENTI (32% c.a), in Val D’Agri, addirittura, dove è sito il centro dei lavori, si è arrivati al 60%, con 25.000 ettari di terreno coltivabile in meno.

Cosa è successo? Questi imprenditori agricoli sono tutti andati a lavorare <<nei pozzi>>?

NO!!!!!! La stragrande maggioranza è stata costretta ad emigrare, al Nord e soprattutto all’estero.

Una vera e propria ecatombe: secondo l’ISTAT c’è stato un calo della popolazione del 6,5% contro il 3,4 dei restanti comuni lucani. Un quadro desolante di un territorio in cui il 25% delle famiglie rasenta la povertà. E poi: secondo i numeri forniti da Eni …SOLO c.a  200 RESIDENTI IN BASILICATA sono occupati nel Distretto Meridionale su un totale di oltre 2.500 addetti, dimostrazione che il petrolio non ha portato ricchezza, ma preoccupazione per la salute e per l’ambiente, nonostante le royalties.

Persino la produzione di latte, importante economia lucana, è notevolmente diminuita. Le trivellazioni, infatti, provocano vibrazioni e rumori che non fanno altro che nuocere alla salute dei residenti e degli animali, che avvertono questo stato di fatto.

Cosa accadrebbe AI NOSTRI PESCI?!?!? E non solo per le forti vibrazioni.

CHE NE SARA’ DELLE  <<BANDIERE BLU?>> …LE SOSTITUIREMO CON LE <<BANDIERE NERE?>>.

Che ne sarà del nostro specchio d’acqua?!?!?

NO, il 17 Aprile p.v. VOTIAMO <<SI>> al referendum,

…e che lo Stato italiano, il Governo italiano, si assumano responsabilità diverse nei confronti di una popolazione che ha sempre dato, mai ricevuto, …e che ora si è stancata di porgere per l’ennesima volta l’altra guancia.

TUTTI INSIEME, senza distinzione di appartenenza, VOTIAMO E FACCIAMO VOTARE <<SI>> AL REFERENDUM DEL 17 APRILE.

Non facciamoci prendere in giro per l’ennesima volta!!!!!!!!!

DICIAMO BASTA A CIO’ CHE NON MERITIAMO.

In fine …ecco 9 motivi scientificamente provati per votare <<SI>> al referendum del 17 Aprile p.v.

 

1.Paesaggio e turismo

La Calabria è una regione con un paesaggio invidiabile, variegato, fatto di colline, di mare, di boschi, di monti, …di posti unici. Dove le mettiamo queste trivelle? Ovunque ti giri c’è comunità, c’è vita, c’è potenziale di bellezza, non deserto. Come si può pensare di trivellare a pochi chilometri da Venezia o da Pantelleria? Petrolizzare un territorio significa imbruttirlo, avvelenarlo, annientando quasi tutto quello che già sul territorio esiste o potrebbe esistere. E significa farlo sul lungo termine. Chi comprerà una casa con vista pozzo? Quale turista vorrà venire in Calabria a vedere il mare bucherellato dalle trivelle e a respirare aria di raffineria?!?!?!?

2.Petrolio scadente

Il petrolio presente in Italia – in generale – è scadente, in qualità ed in quantità, ed è difficile da estrarre perché posto in profondità. E’ saturo di impurità sulfuree che vanno eliminate il più vicino possibile ai punti estrattivi. Non abbiamo nel sottosuolo il petrolio dei film texani, quanto invece una sorta di melma, maleodorante, densa e corrosiva che necessita di vari trattamenti prima di arrivare ad un prodotto finale.

 

  1. Infrastrutture invasive e rifiuti

Questo fa sì che ci sia bisogno di infrastrutture ad hoc: pozzi, centrali di desolforazione, oleodotti, strade, porti petroliferi, industrializzazione di aree che sono al momento quasi tutte agricole, boschive, turistiche. Non dimentichiamo gli abbondanti materiali di scarto prodotti dalle trivellazioni – tossici, difficili e costosi da smaltire – con tutti i business più o meno legali che ci girano attorno. Ma non dimentichiamo soprattutto il mare, dove la ricerca di petrolio può causare spiaggiamenti di cetacei, e dove è prassi ordinaria in tutto il mondo lo scarico in acqua di rifiuti petroliferi secondo il principio “occhio non vede, cuore non duole”.

 

  1. Inquinamento aria

Sia dai pozzi che dalle centrali di desolforazione vengono emesse sostanze nocive e dannose all’agricoltura, alle persone, agli animali. Fra questi, l’idrogeno solforato (H2S), nitrati (NOx), i composti organici volatili (VOC), gli idrocarburi policiclici aromatici (PAH), nanopolveri pericolose. Alcune di queste sostanze sono provatamente cancerogene e causano danni al DNA ed ai feti. Possono anche causare piogge acide, compromettere la qualità del raccolto e la salute del bestiame. Chi eseguirà i monitoraggi, chi controllerà lo stato di salute delle persone? E’ giusto far correre questi rischi ai residenti, dato che gli effetti nefasti del petrolio sulla salute umana sono noti, e da tanto tempo, nella letteratura medico-scientifica?

 

  1. Inquinamento acqua

Nonostante le cementificazioni dei pozzi e l’utilizzo di materiale isolante negli oleodotti, tali strutture con il passare degli anni presentano cedimenti strutturali, anche lievi, dovuti al logorio, alle pressioni, allo stress meccanico. L’elevata estensione degli oleodotti, e la profondità dei pozzi, rende difficile individuare queste fessure, che possono restare aperte a lungo, inquinando l’acqua del sottosuolo e danneggiando gli ecosistemi con elevati costi di ripristino.

 

  1. Idrogeologia e sismicità

L’Italia in generale è a rischio sismico, con già tanti problemi di stabilità idrogeologica, di subsidenza, a cui si aggiungono in molti casi l’abusivismo e la malaedilizia. In alcuni rari casi (ma ne basta uno solo!) le ispezioni sismiche, le trivellazioni, la re-iniezione sotterranea di materiale di scarto ad alta pressione possono alterare gli equilibri sotterranei, checché ne dica qualcuno dei “tuttapostisti” accademici italiani. Come non conosciamo perfettamente la distribuzione delle falde acquifere, così non conosciamo perfettamente neanche quella delle faglie sismiche. Stuzzicare i delicati equilibri geologici può innescare terremoti, anche di magnitudine elevata. E’ già successo in Russia, in California, in Colorado.

 

  1. Incidenti

Anche prendendo tutte le precauzioni possibili, i pozzi possono sempre avere malfunzionamenti. In Italia abbiamo avuto già esempi di scoppi o incidenti gravi con emissioni incontrollate di idrocarburi per vari giorni senza che nessuno sapesse cosa fare: nelle risaie vicino a Trecate, nei mari attorno alla piattaforma Paguro, nei campi di Policoro. Per risanare Trecate non è bastato un decennio. Non per niente in California c’è una fascia protettiva anti-trivelle di 160 chilometri da riva, e non per niente è dal 1969 che non si buca più il mare.

 

  1. Speculatori

Molte delle ditte che intendono trivellare sono minori, straniere, con piccoli capitali sociali. Spesso annunciano di volere fare il salto di qualità con il petrolio d’Italia perché – e lo dicono candidamente ai loro investitori – da noi le leggi sono meno severe, è facile avere i permessi, le spese di ingresso sul territorio sono basse. Saranno, queste micro ditte irlandesi, australiane, statunitensi e canadesi, capaci di gestire i controlli ambientali a regola d’arte? Ed in caso di incidenti, con i loro esigui capitali sociali, avranno le risorse per affrontare operazioni di pronto intervento, risanamento ambientale e risarcimento danni?

 

  1. Minimi benefici

Il petrolio d’Italia, e per quello che ci riguarda direttamente …quello Calabrese,  non farà arricchire né gli Italiani …né i calabresi, non porterà lavoro, e tanto meno risolverà i problemi del bilancio energetico nazionale. Le royalties d’Italia sono basse, e la maggior parte di questo petrolio verrà estratto da ditte straniere, libere di vendere il greggio su mercati internazionali. E’ pura speculazione, niente più.

Domenico Pittino – responsabile IdM (Italia del Meridione)