Trebisacce-11/08/2016:Autonomia e risorse finanziarie (di Pino Cozzo)

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Autonomia e risorse finanziarie

di Pino Cozzo

 

Il “tallone d’Achille” dell’autonomia sono state le risorse finanziarie in un duplice senso: la poca libertà di azione delle scuole nella gestione delle risorse e la poca e decrescente consistenza delle risorse trasferite. La progressiva riduzione dei fondi destinati a sostenere l’autonomia delle scuole, l’esiguità dei finanziamenti ministeriali per il funzionamento che dovrebbero essere uno strumento essenziale per incentivare comportamenti virtuosi da parte degli insegnanti e di tutto il personale dell’Istituzione scolastica, l’eliminazione dei margini di flessibilità offerti dal cosiddetto “organico virtuale” sono stati altrettanti colpi inferti all’attuazione della riforma autonomistica. Alla stretta finanziaria, le scuole hanno cercato di reagire in vario modo e con gradi differenti di successo, o forse sarebbe più appropriato dire, di insuccesso. Sono aumentati i contributi volontari richiesti alle famiglie, spesso usati non per migliorare il servizio, ma solo per bisogni elementari di sopravvivenza dello stesso. Si è andati a caccia di finanziamenti su progetto presso gli organi ministeriali e presso gli enti regionali e locali, qualche volta si è tentato di attingere ai fondi europei. In questa caotica ed affannosa attività di “funds raising” non sono mancati per la verità aspetti positivi: un intensificarsi dei rapporti con il territorio, uno sviluppo delle reti fra diversi istituti e talora anche con istituzioni universitarie ed altre organizzazioni locali, l’apprendimento di competenze progettuali estranee alla cultura tradizionale del mondo scolastico. Ad essi si affiancano però alcuni rimarchevoli effetti negativi. Uno è la frammentazione e l’estemporaneità dell’agire delle scuole, sospinte a cogliere tutte le opportunità   aderendo a sollecitazioni esterne di varia natura, in contraddizione con la logica di una programmazione sistemica e di respiro più lungo termine, quale era quella sottesa all’istituzione dei Ptof. Un secondo effetto perverso, forse ancora più grave, è la crescita delle disuguaglianze territoriali nel finanziamento dell’istruzione che, da un lato sono assai ingenti e dall’altro sono fortemente associate alle altrettanto ingenti disuguaglianze territoriali nei risultati dell’apprendimento scolastico. La proposta di trasformare le scuole in fondazioni e metterle sul mercato, avanzata da alcuni economisti e da alcuni politici, palesa, alla luce di questi dati, il suo carattere astrattamente ideologico. Se raccolta, essa sarebbe foriera di un’ulteriore crescita delle diseguaglianze sia territoriali che sociali, nonché fra differenti ordini e gradi di istruzione. Tuttavia, senza un ampliamento dell’autonomia nella gestione delle risorse umane e senza una diverso impegno del governo nazionale nell’investire a sostegno dell’autonomia scolastica, la situazione non potrà sostanzialmente migliorare.