Trebisacce-12/11/2016:LE MODIFICHE ALLA COSTITUZIONE: LE RAGIONI DI UN NO

Giovanni Di Serafino
Giovanni Di Serafino

LE MODIFICHE ALLA COSTITUZIONE: LE RAGIONI DI UN NO

Nel referendum confermativo del 4 dicembre 2016 ,  non è previsto il raggiungimento di un quorum.

la riforma entrerà in vigore se il numero dei voti favorevoli sarà superiore al numero dei voti contrari, indipendentemente dal numero dei votanti.

La costituzione italiana, entrata in vigore il 1 gennaio 1948, è di tipo rigida, vale a dire che può essere modificata solo attraverso un particolare procedimento di revisione (art.138),  così come l’hanno voluta i 556 membri dell’assemblea costituente, eletti con il sistema proporzionale  il 2 giugno 1946.

La prima Costituzione del Regno d’Italia è stata lo Statuto Albertino che poteva essere modificato dalle leggi ordinarie e non prevedeva alcun controllo di conformità delle leggi del Parlamento alle sue disposizioni.

Tale tipo di Costituzione, proprio per queste particolari caratteristiche, è definita flessibile.

La sua natura ha consentito al regime fascista di aggirare facilmente le norme, sopprimendo i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini.

I membri dell’Assemblea costituente avevano vissuto l’esperienza del regime fascista ed avevano assistito allo svuotamento delle norme dello Statuto Albertino, poste a tutela delle libertà fondamentali dei cittadini e alla loro sostituzione con leggi ordinarie autoritarie ed antidemocratiche. Nonché le tragiche conseguenze, di morti e di distruzioni, di una guerra assurda, fortemente voluta dal regime fascista.

Il timore che si potesse ripetere una simile esperienza spinse i Costituenti ad adottare un diverso tipo di costituzione, non più flessibile come lo Statuto Albertino, ma rigida.

In tal modo si affermò la supremazia della Costituzione su tutte le leggi e si sancì la sua immodificabilità con le leggi ordinarie del Parlamento.

Tuttavia la consapevolezza che negli anni potevano rivelarsi necessari dei cambiamenti, ha indotto l’Assemblea Costituente a prevedere il complesso procedimento previsto dall’art.138 per la sua modifica.

Questo articolo prevede tra l’altro lo svolgimento di un referendum popolare, se le modifiche sono state fatte con leggi ordinarie e se viene richiesto da un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

L’attuale proposta di riforma della Costituzione della Repubblica Italiana (riforma Renzi-Boschi),scritta peraltro da funzionari del ministero, è contenuta nel testo di legge costituzionale, che è stato  approvato, con maggioranza semplice,  dal Parlamento italiano il 12 aprile 2016.

Il 20 aprile 2016 sia i parlamentari dell’opposizione (Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Forza Italia e Sinistra Italiana) sia quelli di maggioranza (Partito Democratico, Alleanza popolare (NCD-UDC), Democrazia Solidale – Centro Democratico) hanno depositato le firme necessarie presso la Corte Suprema di Cassazione per  richiedere un referendum confermativo.

Ora resta a noi cittadini il compito di scegliere se accettare o meno la proposta di riforma, ma soprattutto di non permettere il ripetersi, con l’attuale costituzione, quello che è già avvenuto con lo Statuto Albertino, cioè di creare le condizioni che  un esecutivo possa governare in modo autoritario e antidemocratico.

Prevedere quali scenari futuri possano verificarsi nel caso passi la proposta della riforma Renzi-Boschi è praticamente impossibile, nemmeno i più esperti costituzionalisti sono in grado di farlo. Solo dopo decenni si potrà dare un giudizio a seguito degli effetti prodotti.

Certo è che esistono le condizioni che si possa introdurre, successivamente alla riforma,  una legge elettorale, che consentirebbe ad un solo partito, elettoralmente non rappresentativo, di avere la maggioranza assoluta alla sola Camera, e di governare in maniera autoritaria ed indisturbata.

A mio avviso, tra gli scenari che si potrebbero venire a creare non escludo quello in cui i cittadini, socialmente ed economicamente più deboli, formerebbero una classe sociale simile alla plebe di antica memoria, creando presupposti per conflitti sociali .

Una società, insomma, dove pochi possiedono tutto e tutti possiedono niente !

Il popolo sarà tenuto al guinzaglio, costretto ad accontentarsi di briciole e contentini che lascia cadere il padrone !

Ciò è avvalorato dall’esistenza, in Italia, di poteri forti che agiscono nell’ombra, di una corruzione dilagante e diffusa in tutto il territorio, di una criminalità organizzata sempre più strutturata ed invadente, di conflitti di interessi mai affrontati e risolti, di un’informazione gestita e controllata da pochi, di una classe politica sempre più mediocre, arrogante e avvinghiata al potere.  

Queste negatività, con la riforma Renzi-Boschi, diventerebbero endemiche e inclusive nel sistema di potere.

Si passerebbe da un sistema democratico, ormai ben consolidato, ad un sistema oligarchico,  governo di pochi, i cui componenti politici curerebbero di più gli interessi propri che quelli dello Stato. (Penso, per esempio, a gigantesche elusioni fiscali, trattamenti preferenziali, continui adeguamenti alle indicazioni che arrivano da paesi esteri ecc.)

Solo così si spiega perché questa riforma è voluta dal capitale finanziario (JP Morgan), dagli industriali e da tutti coloro che mirano a rafforzare i propri poteri ed interessi.

E’ l’ennesimo attentato al mondo del lavoro e dei diritti, alla democrazia e al sistema parlamentare.

Le motivazioni dei sostenitori del “si” a questa riforma costituzionale non trovano riscontri oggettivi, in quanto, pur in presenza di un bicameralismo perfetto, il parlamento italiano, in un anno, approva più leggi della Francia, Germania, Regno Unito, e Stati Uniti. Per non parlare della velocità con cui esse vengono approvate. La legge Fornero del decreto Salva Italia, per esempio,  fu approvata in meno di un mese, così come tante altre leggi !!!. Perciò, laddove ci sono interessi, le leggi vengono approvate con la velocità della luce.

Non è la costituzione del 1948 il vero problema dell’Italia, bensì la frammentazione dei partiti politici.

Tony Barber sul Financial Times  ha scritto un articolo dal titolo ”Matteo Renzi’s reforms are a constitutional bridge to nowhere” (Le riforme di Matteo Renzi sono un ponte costituzionale verso il nulla), di cui riporto:

“Non sono stati i poteri del Senato la ragione per cui ci sono stati più di 60 i governi negli ultimi 70 anni. La spiegazione principale è la frammentazione dei partiti politici italiani. Ciò riflette la frammentazione della società italiana. Ogni partito, ogni fazione di ogni partito, si distingue per una serie distintiva di interessi economici, geografici, ideologici, religiosi o sociali – o anche per l’interesse personale del suo leader, come quando Forza Italia di Berlusconi ha governato l’Italia.

Con tutto il dovuto rispetto, quello di cui l’Italia ha bisogno non sono più leggi, approvate più rapidamente rispetto al passato, ma meno leggi e migliori. Devono essere scritte con cura, e in realtà applicate, piuttosto che bloccate o aggirate dalla pubblica amministrazione italiana o da interessi particolari. Le riforme sono legate ad una legge elettorale che assegnerà un bonus al partito vincente, consegnandogli una maggioranza per un periodo di cinque anni. Questa riforma, preparata nel 2014 dal signor Renzi e da Berlusconi, è una riforma pessima.”

Ciò che deve cambiare non è la carta costituzionale, bensì la mentalità e il comportamento della nostra classe politica. Chi ricopre una carica politica deve essere al servizio della Nazione, non servirsene per scopi e interessi personali o di gruppo .

Prova ne è  il quesito referendario, così come ci viene proposto, contenente già la risposta affermativa. E’ un’offesa all’intelligenza degli Italiani, come se non fossero in grado di capire e decidere su questa argomentazione costituzionale.

Bisogna essere cauti ad accettare la proposta di riforma Renzi-Boschi, in quanto non si evincono garanzie che impediscano governi di regime autoritari ed antidemocratici. Perciò il mio voto è NO !!!

Mi auguro che il 4 dicembre gli Italiani sappiano dare una prova di grande maturità rimandando al mittente questa assurda proposta di riforma costituzionale. Bisogna arginare e fermare l’arroganza e la supponenza di un partito e del suo attuale leader, che in poco più di due anni hanno ridimensionato i diritti dei lavoratori (eliminazione art.18 e introduzione jobsact), distrutto la scuola (hanno fatto tutto il contrario del loro programma elettorale del 2013), confermato la legge Fornero e introdotto l’APE, cioè  i lavoratori  si devono indebitare con le banche se vogliono andare in pensione in anticipo. Ecc…

In conclusione non si può permettere ad un solo partito, che peraltro sta attuando riforme impopolari,  la possibilità di cambiare la legge fondamentale della Repubblica Italiana.

La sovranità popolare e la democrazia si difendono non si barattano

Giovanni Di Serafino