Albidona-13/03/2017: Conoscere il territorio

 
 
 
 
 

Conoscere il territorio
Diario delle Cascate – 5 e 9 marzo 2017.

“Ognuno ha un paese nell’anima. È il luogo dove siamo stati più tempo. È il paese dove abbiamo trascorso l’infanzia, dove abbiamo giocato, dove abbiamo imparato la vita”.(Romano Battaglia – “Il silenzio del cielo”)

TRE RACCOMNDAZIONI. Ai GIOVANI ricordiamo di non avventurarsi da soli per visitare le Cascate di Canale del forno, Canale Franciardi e Canale Massènzio. Parecchi ragazzi ci chiedono di partecipare alla pulizia dei sentieri: non ci prendiamo questa responsabilità. Gli itinerari non sono tutti agibili e sono anche un po’ confusi. Ci sono anche dei passaggi, non certo pericolosi ma abbastanza difficili. Poi, vi inviteremo a fare delle belle escursioni.
C’è da attraversare anche terreni, pascoli e boschi privati; è scorretto calpestare i seminati e bisognerebbe chiedere un gentile permesso ai proprietari.
C’è bisogno di munirsi anche del casco, per eventuali scivolate tra le pietre e anche nell’acqua corrente.

Stiamo proseguendo, in pochi amici volontari, nel lavoro dei siti naturalistici del nostro territorio. Siamo da tempo impegnati per queste tre motivazioni:
1.Albidona è un piccolo paese dell’Alto Jonio cosentino, ma ha pure la sua storia e le sue tradizioni. Noi sentiamo il dovere di approfondire, di far conoscere e di salvaguardare questo patrimonio storico e culturale.
2.molti amici e diversi giovani, di opinioni politiche differenti dalle nostre, ci condividono perché “la Cultura unisce”; invece, quei pochi che vogliono ancora il paese diviso e avvelenato pensano soltanto al “potere”; non concepiscono la libertà e l’importanza della cultura.
3.Non siamo “ambientalisti di moda”; né lo facciamo per scopi “commerciali”. Non ci interessano gli escursionisti superficiali e passeggeri. Noi lavoriamo da tempo, e in maniera continua. Le nostre escursioni ci fanno rivivere e rivedere gli aspetti più inediti e incontaminati del territorio. Ci battiamo per il ripristino dei vecchi sentieri che raggiungevano i luoghi del lavoro umano: le masserie dei contadini, i mulini ad acqua, le fornaci. I nostri boschi sono condannati agli incendi estivi; si dovrebbe fare anche opera di prevenzione e di vigilanza. La distruzione del bosco provoca frane e desertificazione.

Al sindaco dottoressa Filomena Di Palma, che si è detta disponibile a sostenere l’iniziativa dei siti naturalistici, non chiediamo sacrifici per la cassa comunale. Non c’è bisogno di costruire strade, perché ci sono anche proprietà private da attraversare e dirupi inaccessibili. Basterebbe mantenere transitabili tutte le piste di campagna che serviranno non solo a noi ma soprattutto ai contadini che ancora lavorano e vivono nelle varie contrade. Non ci vuole molto per mantenere agibili i vecchi sentieri.
Invece, il Consorzio di bonifica di Trebisacce potrebbe effettuare tali interventi con i lavori di forestazione o con altri progetti finalizzati alla sentieristica e allo sviluppo turistico dei paesi del comprensorio.
Se le Cascate e altri piccoli siti naturalistici e storici del territorio fossero più accessibili potrebbero costituire un validissimo supporto turistico. Ma è pure bello camminare a piedi: perché c’è da osservare e da raccontare. Tutti questi nostri luoghi sono depositi di storie e di tradizioni popolari. Noi cerchiamo di raccontare il paese.
Al Consorzio di bonifica chiederemmo anche la soluzione di un altro inconveniente: quel filo spinato delle recinzioni degli anni 1970-80 si è rovesciato per terra; è ormai coperto dal terriccio e dalla vegetazione: è pericoloso per gli escursionisti, per i cercatori di funghi, per i cacciatori, e anche per la selvaggina. Bisogna eliminarlo.
Le nostre ultime escursioni. Agli inizi di marzo 2017, siamo tornati alla cascata di Canale Massènzio; abbiamo reso “tracciabile” il sentiero che dopo il crocevia di contrada Tarantino, immette, a sinistra, nella zona del Filliroso. Inizia dal Piano di Pota, tocca la vecchia terra di Mastro Lisàndro e il Canale che sbocca nel Saraceno. Il canale è pieno d’acqua e anche la Cascata rumoreggia. Pure questa è affascinante: luogo incontaminato.
Domenica 5 marzo siamo stati nella Valle del Canale del forno (detta anche Mancone scalzo), per rivisitare la Cascata della Vucca’i summa. Abbiamo cominciato a collocare la segnaletica provvisoria, in legno,offerta da un nostro amico che ci ha pregato di non pretendere alcun ringraziamento, perché anch’egli si ritiene un collaboratore delle iniziative culturali che riguardano il nostro comune paese. Un altro amico ha completato la segnaletica aggiungendo l’impregnante sulle 16 tavolette dove è inciso il toponimo dei siti da conoscere. Abbiamo cercato di fare anche la pulitura dei due sentieri che partono dal poggio che si trova tra Timpone della Cappella e Timpone dello scalzo e passano per la terra di Vincenzo Arvia (Sciscìno), per il bosco comunale di leccio e conducono al Canale del forno, dove si trovano la caratteristica Cascata Vucca’i summa e le altre quattro che seguono lungo il corso d’acqua che sfocia nella fiumara Saraceno.
Giovedì 9 marzo abbiamo rivisitato la Cascata del Canale Franciardi, sita tra le località Samo Castello e Fuonso (attaccata al Gioro). La freccia segnaletica l’abbiamo sistemata su di una pianta di pino d’Aleppo (piòca) che si trova sulla pista, sopra la briglia dove il Canale di Piano Senise prende il nome di Canale Franciardi e dove confluisce il canale che scende dal Calcinàro, poco dopo la località Fontana della pietra.
Abbiamo parcheggiato la panda nella pista che porta al Gioro e a Franciardi e abbiamo iniziato in discesa il Canale Franciardi; abbiamo perso un bel po’ di tempo, perché c’era da tagliare rovi e sterpaglie e da effettuare anche “spericolati” salti tra le varie fosse d’acqua che dopo quest’inverno si sono formate con le recenti piogge: è proprio questo il bello delle cascate; bisogna visitarle quando c’è la piena d’acqua. Dopo la primavera, sono in rilento; in estate le trovi quasi a secco.
Dopo circa un’ora di percorso, siamo giunti alla Cascata: l’abbiamo trovata ancora più “selvaggia” ma è sempre stupenda. Il fragore del forte getto d’acqua si sente da lontano, le due pareti del Canale Franciardi sembrano muraglie costruite dall’uomo, la vegetazione è folta e anche intricata: non puoi fare a meno dell’accetta e della cesoia, almeno per eliminare i rami secchi, le spine e i rovi. Ma alla fine, ti rendi conto che puoi godere delle oasi più belle della Natura. Troviamo anche tracce fresche della fauna locale (orme-pedicàte – ed escrementi): la volpe, il tasso, la faina, l’istrice e soprattutto il cinghiale, che sta devastando i seminati, vedi il “sammuòto” di Samo Castello (proprietà Munno-Rizièro). Per il Canale Franciardi è passato anche il lupo.
Noi giriamo per questi siti naturalistici non per passare il tempo, ma per rivedere i luoghi del lavoro contadino, delle storie e delle tradizioni dei nostri antenati. Ci fanno compagnia e guida alcuni anziani che ci forniscono sicure e preziose informazioni (come Vincenzo Adduci-poeta).
In diversi punti si tratta anche di siti archeologici, come quei pochi reperti di Timpone della Cappella (ctr. Gioro) e delle alture di Piano Senise dove sorgeva l’abbazia medioevale di Sant’Angelo (che ricorda i siti di S.Michele Arcangelo), e che poi prende il nome di Santa Veneranda (in dialetto locale, Santa Mariranna).

Fra qualche giorno, andremo a pulire il sentiero che porta alla grotta della Timpa di “Santalanùra”, che chiameremo “Grotta di Santa Veneranda. E’ sottostante i Timpone della Madonna e Timpone Pico. Anche qui, c’è qualche sperduto reperto dell’antico convento basiliano. La seconda Abbazia era alla Madonna del Càfaro.
C’è da collocare la freccia segnaletica provvisoria anche al Canale Ròccolo, dove si trova l’Armo si Mastromano. Ma sotto la Timpicella ce n’è un altro.
Poi, introducendo il discorso sull’Archeologia rurale, visiteremo anche le vecchie masserie del nostro territorio.

(Giuseppe, Angelo, Pino e Michele)