Trebisacce-16/06/2017:Shakespeare: la pazzia, quel mistero oltre la ragione (di Pino Cozzo)

Pino Cozzo

Shakespeare: la pazzia, quel mistero oltre la ragione

di Pino Cozzo

 

La pazzia è il mistero centrale nella psiche umana. La nostra mente si è evoluta per darci una credibile comprensione della realtà, per concederci di integrarci nelle nostre comunità e per aiutarci ad adattare il nostro comportamento al nostro ambiente. Tuttavia, nelle malattie mentali più serie, la mente fa esattamente il contrario di ciò. Chi ne è affetto costruisce castelli di delusione immaginativa, non riesce ad adattarsi e diventa straniero in mezzo al suo popolo. La malattia mentale non è un fenomeno marginale, si ritrova in tutte le società e in tutte le epoche storiche, e i geni che la caratterizzano sono piuttosto comuni. Inoltre, i tratti che identificano la persona con malattie mentali si trovano in forme minori nel pensiero e nel sentimento. La persistenza della malattia, dunque, è un puzzle terribile sia dal punto di vista evolutivo che umano. Per esempio, in “Sogno di una notte di mezza estate”, Shakespeare suggerisce un legame tra la pazzia e la creatività artistica. Egli scrive:” Il lunatico, l’amante, e il poeta hanno una immaginazione compatta”. Recenti studi hanno evidenziato che vi sia una connessione. I tassi di malattia mentale sono estremamente elevati nelle famiglie di poeti, scrittori e artisti, suggerendo che gli stessi geni, gli stessi temperamenti e le stesse capacità immaginative si verificano nell’insania e nelle abilità creative. Così, il motivo per cui la pazzia continua ad esistere è che i tratti che sottendono ad essa apportano benefici psicologici come quelli negativi. In “Strong imagination” “Forte immaginazione”, Daniel Nettle esplora la natura delle malattie mentali, i meccanismi biologici che sottendono ad esse e i loro collegamenti al genio creativo, e considera il luogo della pazzia e della immaginazione creativa nell’evoluzione della nostra specie.