Italia-03/07/2017:“INTESA” DI SAN PAOLO CON LA CATENA DI SANT’ANTONIO: SIAMO SANTI E NAVIGATORI.
“INTESA” DI SAN PAOLO CON LA CATENA DI SANT’ANTONIO: SIAMO SANTI E NAVIGATORI.
Un popolo di Santi, di Navigatori…ci descriveva Mussolini. E lo siamo ancora!
Basti vedere come si susseguono i miracoli e le navigazioni nella Nazione.
L’ultimo portento: l’intesa (nomen omen) tra San Paolo e la catena di Sant’Antonio; si mettono dei soldi nelle banche, preposte alla loro custodia e, puff, miracolo, scompare il malloppo.
Non solo, ma scompare anche l’artefice del prodigio, anche se c’è chi dice di averne visto la portentosa ricomparsa mentre spendeva parte del bottino in acquisti di alto livello (ci mancherebbe altro che si potesse trattare di pane e mortadella), nella prestigiosa Via Montenapoleone di Milano.
Fine dei miracoli? Ma manco per sogno! Sant’Antonio, con la sua nota catena ne produce in larga serie.
Compaiono dal nulla fior di miliardi che rimpinguano quelli scomparsi. Sì, è vero che saranno addebitati sul groppone di quelli stessi prima depredati, ma la catena funziona così, scompare e ricompare qualcosa che non c’è più, se non nelle tasche dei famosi “Santi in Paradiso” che se li godono indisturbati.
E Navigatori dicevamo. Altro che Repubbliche Marinare! Quelle, colta l’esigenza di fornire spezie al popolo, si spingevano fin nelle lontane indie per procurarsele.
Oggi, con la stessa astuzia commerciale, ci spingiamo fin sul bagnasciuga (cit. “Discorso del bagnasciuga” di Mussolini) libico per traghettare verso l’Europa migranti “paganti” (gli altri, pidocchiosi, restano a terra).
Ma l’Europa matrigna, capeggiata dalla “perfida Albione” (cit. stessa fonte), invece di accaparrarsi il ricco bottino migratorio (ignara del nostro qualificarli “risorsa” che paga le nostre pensioni), ci ha obbligati, proprio perché da noi considerati ghiotta preda, a tenerceli.
Aaah, infami! E dove li ficchiamo? Ormai spolpati dei risparmi (una specialità operativa nazionale) tutti consumati nella meritoria attività navale, ci è toccato tornare alla produzione miracolistica.
Si fanno comparire dal nulla nuovi miliardi (sempre da caricare sui soliti gropponi), e si crea un valore aggiunto al migrante ormai trasformato in morto di fame: 35 euro al giorno, non a lui, ma a chi, con grande solidarietà umana, vorrà curarne la meritevole ospitalità.
Poi, finita dopo un paio d’anni la spremitura, come nella tradizionale vendemmia, e torchiati anche gli acini, le vinacce vengono lasciate nei campi, a concimare il lavoro nero delle raccolte stagionali, o le fila della malavita organizzata.
Visto? Come nella macellazione del maiale, anche nel trattamento “eroico” (cit. Juncker) in Italia dei migranti: non si butta via niente.
E così, altro miracolo, la Nazione “diventa più bella e splendente che pria! Bravo! Grazie! Più bel…Bravo! Grazie! Graz…! Bravo!”.
Maurizio Silenzi Viselli