Trebisacce-22/11/2017: Riaprire con urgenza l’Ospedale e non un Cronicario,
TREBISACCE Scovare chi sono i nemici che ostacolano la riapertura dell’Ospedale di Trebisacce, vincerne le resistenze palesi e occulte e riaprire con urgenza l’Ospedale e non un Cronicario, ripristinando quindi la situazione “quo ante” alla sua cervellotica chiusura. Questo hanno sentenziato i Giudici del Consiglio di Stato dopo aver ascoltato e legittimato le ragioni addotte dall’avv. Giuseppe Mormandi per conto del comune di Trebisacce e questo hanno sottoscritto nel documento finale inviato alle Istituzioni di riferimento e alla deputazione regionale calabrese i 17 sindaci del Comprensorio nel corso del consiglio comunale straordinario e aperto del 18 novembre scorso riaprendo con forza la vertenza sull’Ospedale di Trebisacce. Per la verità non sono mancate, forse tardivamente, le prese di posizioni di alcuni consiglieri regionali a sostegno della giusta causa dei sindaci e delle popolazioni dell’Alto Jonio che sono state derubate del legittimo diritto alla salute e costretti ad emigrare anche per farsi curare esportando così fuori regione quelle stesse risorse che si potrebbero benissimo spendere per migliorare la sanità calabrese. Lodevoli e apprezzate, per esempio, quelle dell’ex consigliere regionale e presidente del Movimento “Il Coraggio di Cambiare” Giuseppe Graziano e quelle del Consigliere Regionale e Presidente della I^ Commissione Consiliare Franco Sergio che non hanno fatto mancare il loro sostegno alla causa delle popolazioni dell’Alto Jonio. Entrambi si sono interrogati sul perché tutti, “a parole”, condividono l’esigenza della riapertura del “Chidichimo” ma nei fatti nessuno fa niente per concretizzarla realmente ed hanno sollecitato i responsabili delle procedure a non cincischiare e a non portare per il naso le popolazioni locali e i loro referenti politici. Non tutti, però, hanno capito quali sono realmente le criticità e quali le esigenze di un territorio completamente desertificato dal punto di vista sanitario nel quale, nel raggio di oltre 50 chilometri, non esistono strutture pubbliche ma neanche laboratori privati, tanto è vero che anche per la semplice diagnostica le popolazioni dell’Alto Jonio sono costrette a rivolgersi alla vicina Basilicata facendo fare affari d’oro non solo alle strutture pubbliche ma anche a quelle private e facendo lievitare i costi della migrazione sanitaria. Il problema non è dunque quello di ri-aprire un Pronto Soccorso h24 e un piccolo Reparto di Medicina con relativo Codice Ospedaliero, la qual cosa, visti i tempi che corrono, sarebbe già un mezzo miracolo, ma i Giudici del Consiglio di Stato, avendo approfondito l’analisi delle distanze e della situazione orografica del territorio più e meglio dei politici e dei manager della sanità calabrese, hanno sentenziato, come si diceva, il ripristino della situazione originaria, che del resto è il risultato che insegue caparbiamente il sindaco di casa Franco Mundo ed è su questa prospettiva che occorre continuare a battersi perché altri risultati sarebbero semplici pannicelli caldi, sarebbero solo le briciole che cadono dal tavolo di una sanità che, come dimostrano gli ultimi rilevamenti del tavolo Adduce-Urbani, continua ad accumulare debiti ed a sperperare risorse, come quelle (30mila euro a testa) inspiegabilmente assegnate ai manager della sanità calabrese che, come si vede, dimostrano di non essere all’altezza della situazione e di riscaldare la loro lauta poltrona.
Pino La Rocca