Calabria-19/11/2020: CIMO-FESMED A SPERANZA: INCONTRO PROFICUO MA PIU’ ATTENZIONE ALLE NECESSITA’ DEI MEDICI, IL PERSONALE TORNI SOTTO IL MINISTERO

COMUNICATO STAMPA

 

CIMO-FESMED A SPERANZA: INCONTRO PROFICUO MA PIU’ ATTENZIONE ALLE NECESSITA’ DEI MEDICI, IL PERSONALE TORNI SOTTO IL MINISTERO

Roma, 19 novembre 2020 – Proficuo il confronto con il Ministro Speranza e importante la consapevolezza emersa riguardo al momento drammatico che vivono i medici negli ospedali. CIMO- FESMED, nell’incontro intersindacale svoltosi oggi presso il ministero, ringrazia per il confronto e ricorda il grande disagio, anche emotivo, che medici e personale sanitario vivono quotidianamente nell’attuale fase della pandemia, sentendosi traditi dalla mancanza di interventi strutturali e di tutele. Interventi che era necessario attuare nei mesi che hanno preceduto la seconda ondata e mancanza di tutele che aumenta il livello di tensione nei pronto soccorso, nei reparti Covid, nelle rianimazioni.

Ad oggi, ricorda il sindacato dei medici, l’unico vincitore nella sanità è la burocrazia che ha impedito di fare ciò che andava fatto. Ha prevalso poi l’egotica autonomia delle regioni, ciascuna delle quali ha assunto decisioni, spesso unilaterali e scollegate dal contesto generale, con rimpalli di responsabilità che hanno solo evidenziato la confusione gestionale e l’ansia di visibilità.

 

Non dipende infatti dal Ministro della  Salute l’organizzazione delle strutture sanitarie che hanno generato la rincorsa alla apertura di posti letto di terapie intensive e subintensive senza il personale necessario; oppure l’inappropriata assegnazione di medici in aree di cui non hanno competenza, con rischi sull’appropriatezza delle cure o sulla salute del medico stesso; oppure la chiusura di tutte le attività di elezione; o, infine, le lunghe file di ambulanze nei pronto soccorso in attesa di una risposta sanitaria.

Per noi però non sono rilevanti le polemiche ma i fatti, i problemi che, in questo momento, condizionano fortemente la qualità di vita e del lavoro dei medici dipendenti. Perché la sicurezza delle cure ai pazienti dipende prima di tutto dalla sicurezza degli operatori sanitari.

I oltre 200 medici deceduti, i 60.242 operatori sanitari contagiati da inizio anno, di cui 23.119 solo nell’ultimo mese, dimostrano che le strutture sanitarie, e gli ospedali in particolare, non sono in sicurezza: questo assume una priorità assoluta. Sicurezza che parte dall’adeguatezza delle risorse umane, dunque l’attuale grave carenza di personale richiede interventi straordinari a partire dalla stabilizzazione del personale precario a tempo indeterminato e dal contratto di formazione-lavoro per gli specializzandi. È possibile creare anche migliaia di posti letto, perfino nelle chiese degli ospedali o sotto i tendoni, fornire le strutture sanitarie di migliaia di ventilatori meccanici. Ma senza le risorse umane sanitarie e senza la formazione, il collasso delle strutture del SSN sarà inevitabile.

Come Federazione CIMO-FESMED abbiamo posto al Ministro anche il tema della responsabilità penale in ambito medico e sanitario, dato che non ci nascondiamo che all’attuale pandemia da Covid potrebbe far seguito una valanga di contenzioni medico-legali. CIMO-FESMED ha chiesto all’on. Speranza un impegno personale, in seno al Governo, affinché si riveda il profilo di colpa previsto dalla legge Gelli rispetto all’attuale contesto “speciale” in cui gli esercenti le professioni sanitarie sono costretti ad operare, al fine evitare un abuso di strumenti giuridici che danneggino ulteriormente medici e sanitari.

 

 

E sul fronte degli aspetti di stretta natura contrattuale, prendiamo atto della buona volontà di evitare il ricorso a “premi Covid” di dubbia efficacia e riteniamo che ogni ulteriore incremento economico, come quello appena inserito in manovra di Bilancio, debba incentivare la carriera di tutti i medici, offrendo loro ulteriori opportunità di crescita. Abbiamo ribadito che le peculiarità dei ruoli rende indifferibile il riconoscimento di uno stato giuridico speciale per i dirigenti medici e sanitari del SSN.

 

Riteniamo che sia giunto il momento di una vera riforma del nostro SSN. Adesso o mai più. Rivedendo le regole e abbattendo vecchi steccati.  Il fallimento dell’autonomia differenziata e la pandemia da Covid lo hanno dimostrato in modo chiaro: i “silos” tra territorio e ospedale, o tra dipendenza e convenzionata, o tra pubblico e privato devono essere abbattuti; l’apparato burocratico di supporto e di contorno al Ministero della Salute deve essere drasticamente ridimensionato perché la sanità italiana ha bisogno di una sola e unica “regia” per assicurare a tutti i cittadini pari accesso alle cure.

I sanitari dipendenti del SSN devono uscire dalla “gabbia” della Funzione Pubblica e confrontarsi, parallelamente alla medicina convenzionata, con il Ministero della Salute e con le Regioni per un contratto innovativo che valorizzi davvero la professione. Se prima era un nostro auspicio, rivedere la governance della rappresentanza e rappresentatività diventa, superato questo momento critico, una necessità evidente.