Trebisacce-11/03/2022: Cittadini dell’Alto Jonio…. figli di un Dio minore

Pal. Gatto

TREBISACCE Figli di un Dio minore: sono i cittadini di Trebisacce e dell’Alto Jonio Calabrese relegati in un territorio sempre più emarginato, sempre più isolato e sempre più abbandonato non certo da Dio ma sicuramente dagli uomini. Un territorio incantevole per le sue dotazioni naturali, nel quale vengono però negati diritti basilari quali il diritto alla salute, il diritto ad una mobilità sostenibile e al passo con i tempi e il diritto a vivere in un ambiente urbano pulito e sano sotto l’aspetto ambientale e igienico-sanitario e non invaso quindi dalla sporcizia e dai rifiuti. Si tratta di tre capisaldi basilari di una società moderna ed emancipata senza dei quali una comunità non può considerarsi evoluta e civile. E tutto questo – è doveroso sottolinearlo – viene sottaciuto anche da certa comunicazione impegnata a raccontare la realtà in modo palesemente edulcorato. Il paradigma della condizione in cui versa la sanità è la storia senza fine del “Chidichimo”, un presidio sanitario chiuso ormai da 12 anni che tutti “a parole” vogliono riaprire (per la verità qualcuno dice pure che è stato già riaperto!?) ma che è stato attenzionato dalla nuova classe politica regionale solo da poco per farne una stampella, peraltro mai utilizzata, dei Covid-Hospital. Per il resto tutto è fermo: della Medicina Generale che doveva essere aperta entro il mese di gennaio non si parla più, delle Sale Operatorie che marciscono sotto le macerie da 12 anni non si parla più, mentre il continuo stillicidio di Medici e Infermieri nell’organico del 118, del Pronto Soccorso, della Dialisi, del Poliambulatorio, della Radiologia, del Laboratorio Analisi… compromette sia la quantità che la qualità delle prestazioni. Non parliamo poi del diritto alla mobilità pubblica che ormai è delegata, (e meno male che ci sono!) solo alle autolinee private, perché le Ferrovie che un tempo erano dello Stato e avevano valore “sociale” perchè garantivano un minimo di dignità anche alle periferie del Paese sono solo un lontano ricordo. Oggi Trenitalia, con la grave complicità della Regione, opera con la sola logica del “mercato”, per cui i treni si mantengono e se ne istituiscono anche di nuovi solo se si autoalimentano con l’afflusso dell’utenza. Ed è per questo che i treni sulla linea Sibari-Metaponto sono spariti, salvo i treni-merci che fanno affari trasportando containers sulla direttrice Gioia Tauro versante Adriatico, mentre le popolazioni della fascia jonica continuano a sognare il mitico Crotone-Milano, allo stesso modo con cui le popolazioni dell’Alto Jonio continuano a sognare la riapertura del “Chidichimo”. Altra emergenza, non certo meno importante, è quella relativa alla raccolta e allo smaltimento della spazzatura. La situazione è infatti sotto gli occhi di tutti e nessuno sembra accorgersi e provare magari a dare delle spiegazioni ed a prendere qualche provvedimento. Trebisacce, ma non solo, è sporca: le strade, le piazze, gli spazi pubblici, la spiaggia, il lungomare, sono pieni di rifiuti e danno l’impressione di un degrado non più sopportabile. Certo, niente e nessuno autorizza la gente a disfarsi dei rifiuti accatastandoli davanti alle porte (vedi foto) o disseminandoli per strada, ma come si fa a tenere in casa per diversi giorni rifiuti deperibili e maleodoranti perché il servizio di raccolta funziona a singhiozzo? E’ vero che i disservizi sono causati dall’ennesimo blocco dell’impianto di Bucita, ma quello dell’impiantistica regionale dei rifiuti non doveva essere, insieme alla sanità, tra le priorità del nuovo governo regionale? La verità è che finora le popolazioni locali, che peraltro hanno contribuito non poco ad eleggere il nuovo esecutivo regionale, non hanno avvertito alcuna discontinuità con un passato tutto da dimenticare, a dimostrazione che, purtroppo, ogni volta cambiano gli spartiti, ma la musica è sempre la stessa.

Pino La Rocca