Trebisacce-11/12/2022:  CANTO E PREGHIERA 

                                       

        

 

 

 

 

      CANTO E PREGHIERA                                                                  

«Cantemus Domino, gloriose enim magnificatus est! Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato».

Cantare, durante la Celebrazione della Santa Messa, significa far felice Dio.

E Dio è felice ogni domenica mattina, nella Parrocchia Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria di Trebisacce, grazie al Coro che, con maestrìa e sensibilita’ umana, riesce a trasmettere ai fedeli presenti delle emozioni davvero molto forti, facendoli immergere in un’atmosfera “intima” con il Signore.

Sotto la sapiente guida di Annamaria Cannovale alla chitarra, Alessia Moscatelli all’organo e Margherita, decàno storico del Coro, unitamente a tutti gli altri componenti, tra cui numerosi bambini e bambine, la Santa Messa diventa momento in cui canto e preghiera diventano una sola cosa.

La musica liturgica significa amore, vuol dire trattare il Signore con tenerezza di cuore e non aridamente oppure in modo formale. Così come sentiremmo la mancanza della musica in un momento di festa nella nostra vita quotidiana, è ovvio desiderare di voler dare questa gioia anche alla liturgia.

La vera musica liturgica è essa stessa preghiera, è essa stessa liturgia; non ci distrae, non si limita a darci una gioia sensibile o un piacere estetico: ci aiuta a raccoglierci, ci introduce nel mistero di Dio. Ci porta all’adorazione, che ha nel silenzio uno dei suoi linguaggi privilegiati: «Il silenzio – ci ricorda il Papa – è la nube che copre il mistero. Se la musica è di Dio, non entrerà in competizione con il silenzio: ci porterà verso il silenzio vero, quello del cuore”.

Cantare non è un problema musicale, ma spirituale. Canta chi ama.

Tutti i cantori, con grande dolcezza, inviano un grande messaggio, quello di coinvolgersi in questo percorso, perché cantando si prega meglio e si prega meglio cantando.

La lode ha bisogno del canto e Dio ha bisogno del canto. Il canto sacro è segno della supplica,

della lode, della meditazione, dell’amore. Non cantare per cantare, non un freddo fatto tecnico, ma

un’esperienza – quella del canto – che racchiude tutte le diverse espressioni dell’uomo e del suo

essere. Il canto e la musica esprimono la comunità, favoriscono la fusione, danno fervore alla

preghiera. Essa, nella celebrazione, “acquista una espressione più gioiosa, il mistero della sacra

liturgia e la sua natura gerarchica e comunitaria vengono manifestati più chiaramente, l’unità dei

cuori è resa più profonda dall’unità delle voci, gli animi si innalzano più facilmente alle cose celesti e la celebrazione prefigura più chiaramente la liturgia che si svolge nella Gerusalemme celeste” (Musicam Sacram).

Don Vincenzo Calvosa e don Nicola Cataldi sono orgogliosi di quanto tutti i componenti del Coro fanno, in quanto con umiltà e semplicità  dimostrano come la Fede c’è e si esprime anche attraverso il canto e la musica.

E’ meraviglioso acquisire la consapevolezza che, anche grazie alla preghiera comunitaria, attraverso il canto, si diventa più “prossimi” e meno “ se stessi”.

Al centro di tutto dobbiamo mettere Gesù, che ha festeggiato il Suo primo Natale più di duemila anni addietro.

La Chiesa Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, proprio in questi giorni ha avuto la gioia di veder realizzato uno splendido Presepe, grazie alla disponibilità ed alle qualità artistiche di Gaetano Malomo, Nando Genise, Piero De Salvo, la moglie Rosa ed il figlio Gianfranco.

Un presepe che pare parlare e raccontare la vita di gesù mentre lo si guarda.

Ormai non è più importante considerare il tempo cronologico ma il tempo cairologico, dal greco “kairos”, cioè “momento giusto, opportuno”, o momento “supremo”, per cui ogni istante ci dà la possibilità di incontrare Gesù, quindi l’augurio è quello di avere il Signore come fondamento della nostra vita. E tutti noi possiamo incontrare Gesù anche grazie al canto. “Canto e musica diventano soglia del mistero; mi aprono una porta e mi introducono nella luce del mistero”.“

Un sorriso costa meno dell’elettricità, ma dona molta più luce” ( Abbè Pierre).

Non è possibile fare luce se non si è “esseri” di luce. Tutti dobbiamo essere fervorosi nella preghiera: personale e comunitaria.

E quale occasione migliore della Musica? Quella Musica liturgica che , come già detto, costituisce una forma di preghiera molto gradita al Signore, perché dettata dal profondo e i coristi di Trebisacce danno sempre il meglio, con umiltà e delicatezza di sentimenti, facendo trasparire dai loro occhi una commozione che trasporta anche i fedeli convenuti.

Il canto è benedizione dei fedeli, lode a Dio, elogio del popolo, plauso di tutti, parola adatta ad ogni uditore, voce della Chiesa, professione canora di fede, devozione sublime, letizia di liberazione, grido di allegrezza, profluvio di letizia. Il canto mitiga l’iracondia, placa le ansie, dà sollievo alle afflizioni. Il canto è un’arma che ci protegge nella notte, è una fonte di insegnamenti lungo il giorno, ci fa da scudo nel timore; riempie di festa il cammino della santità; manifesta il volto della nostra serenità. E’ un pegno di pace e di concordia; pace e concordia che, come in una cetra, si manifestano mediante un’unica melodia composta da molte voci diverse ed ineguali. Nel canto la dottrina gareggia con la bellezza: mentre si prova diletto cantando, si acquista conoscenza di dottrina per ammaestramento. Il canto ispirato spinge chi esegue e chi ascolta alla virtù. Se suonato con il plettro dello Spirito fa scendere sulla terra la dolcezza della musica del cielo”. (Sant’Ambrogio).

Un plauso a tutti loro per l’Amore che trasmettono con semplicità.

Ed è bello ciò che dice sant’Agostino: “Canti la voce, canti il cuore, canti la vita, cantino i fatti”.

RAFFAELE BURGO