Trebisacce-23/11/2023: Giulia Cecchettin e Filippo Turretta in una riflessione di Emanuela Valastro

Emanuela Valastro

 

Il problema di Amleto non consiste tanto in una indecisione patologica, che non gli consente di scegliere e agire; infatti mi pongo l’interrogativo: perchè è bloccato il suo comportamento ? Tanti nostri giovani sono “bloccati” forzatamente da una cieca pulsione mortifera, da un immobilismo che contraddistingue, a mio avviso, coloro che poi commettono degli omicidi, e anche che uccidono le donne. Storie di reati efferrati se ne trovano in letteratura, ma mai come oggi, la realtà supera la finzione. Da “Macbeth”, “Frankestein”, “Lo strano caso del dott.Jeckill e Mr Hyde” fino a “Crime & Punishment”, e altri, si parla di soggetti che si allontanano dalla norma e violano la legge, ma soprattutto, di persone che si rifiutano di partecipare alle pratiche che si svolgono in comunità, di accettare regole e valori condivisi, così che alcuni se ne stanno in periferia, estranei e diversi dal comune agire. Secondo l’approccio psico-socio-culturale di Vygotskij, le funzioni psicologiche superiori, come il linguaggio o il ragionamento, si sviluppano laddove si attuano, cioè nelle interazioni con l’ambiente, con gli altri. Tutti i protagonisti letterari, o quasi, negativi, sono particolari, ma hanno un grande potenziale. Non si spiegherebbe se no, l’ associazione tra genio e follia di Van Gogh, Munch, De Maupassant, Paul Verlaine, etc…nelle loro espressioni artistiche. Riflettendo oggi, a quello che sta succedendo, mi domando: le famiglie, la scuola, sanno se certe regole e valori vengono condivisi, e se sono da tutti condivisibili, come i modi di vivere delle relazioni amicali, che si creano tra pari? Mi domando, se certi comportamenti sregolati siano visibili, se, se ne rende conto, e se è possibile controllarli con gli strumenti di cui la società dispone finora. Analizzando la mia vita scolastica, ad es, ammetto che  da bambina ero timida e riservata, non avevo amiche o amici, eppure, pur non adottando un  metodo di studio adeguato, ottenevo buoni voti. Si comprende che i buoni voti erano una scusa per non vedere oltre. Oggi, le diagnosi e gli interventi nei casi di DSA, BES o ADHD, costituiscono uno strumento prezioso per individuare studenti non normo-tipici, al fine di includerli nella comunità scolastica sempre più. Tuttavia i pregiudizi verso quella minoranza con difficoltà sono numerosi. Specie nei Licei e nelle Università, molti studenti restano “in periferia”, perchè “snobbano” le norme sociali e di questo è difficile accorgersi. Ne deriva una probabilità di formare personalità sconosciute, che nascondono un io misterioso,il quale si deve a un pensiero isolazionista, che non si integra con gli altri, e l’isolamento si spiega spesso con un attaccamento morboso alle figure genitoriali. La società italiana,piuttosto “mammona”, soffoca, alcune volte, le aspirazioni dei giovani, impedisce la realizzazione del sè. Mi chiedo: Filippo Turetta aveva investito troppo nell’amore per Giulia, amore diventato assassino; al momento non ha visto alternative.Neppure il carcere o la morte lo hanno spaventato. E le alternative ai giovani non vengono sempre fornite.(Non voglio giustificare l’atto terribile di Turetta,  che deve pagare per quello che ha fatto) . Intendo dire che molti sono chiusi in famiglia, non viaggiano, non fanno esperienze umane e culturali, decidono di non studiare secondo i loro sogni e possibilità. Non dicono ai genitori ciò che desiderano fare nella vita per paura di un “no”. Non sono abituati a rischiare, anche perchè, oltre che i genitori non fanno rispettare i loro no, non si dicono i “sì”, quelli che fanno crescere. Molti giovani cadono in depressione, specie al Sud, poichè schiacciati dal tritacarne di questo mondo che promette, ma non dà. Allora si va verso le scelte più convenienti, che non dispiacciono, specie ai genitori.Invece questi devono saper soffrire perchè, offrire la legge come dono (secondo i libri su Lacan di Recalcati), è come tagliare il cordone da loro, devono accettare e accogliere il fatto che i figli non sono una proprietà, che esiste un rischio, e quindi vanno educati a scelte mature e consapevoli, anche allontanandosi dal nido familiare. Certe volte sentirsi alle strette, in occasioni di impasse, se ne deve parlare, perchè è normale, ma si ha bisogno di aiuto. Quindi: to live or to dream? Questo il dubbio amletico.Se caliamo il dramma shakaesperiano nella vita dei giovani, ce lo ritroviamo, ma ammettere che esiste non è sempre scontato. E’ difficile comunicare ai genitori che forse amano così tanto i loro figli da non volerli educare a andar via, a vivere, a diventare felici.

 Emanuela Valastro