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Il ristorante “Alla Corte di Federico II” sito nel castello di Roseto Capo Spulico apre il 2013 con alcune novità importanti e, per celebrare il 15° anno di attività, inizia un programma di degustazioni il Venerdì ed il Sabato a cena e la Domenica a pranzo per soddisfare il palato di tutti i suoi clienti affezionati con piatti studiati e preparati con grande cura per il gusto autentico costruito con prodotti freschi della consueta qualità e con le cotture più nobilitanti.
L’iniziativa è risultata stimolante per tutti all’interno del ristorante, clienti compresi, è coincisa con la visita di un giovane propenso alle sfide e con un promettente futuro da Chef. Francesco Guarino ha 26 anni ma vanta già un curriculum “appetitoso” e degno di attenzione per chiunque voglia intraprendere la carriera di cuoco.
Un anno e mezzo fa è partito per Mosca, guidato dal suo Chef Luigi Ferraro ha lavorato in uno dei più lussuosi ristoranti della città perfezionando la sua idea di cucina.
Arriva ora al Castello di Roseto e nella cucina del ristorante ha trovato il suo ruolo all’interno dello staff portando l’entusiasmo della sua giovane età e la disciplina della professione costruita passo dopo passo con coraggio, determinazione e merito. Corsi di panificazione, stage su navi da crociera, per due anni è stato in un’isola del Portogallo entrando nella squadra dello stellato Chef francese Antoine Westermann che conduceva allora la cucina di due degli hotel più prestigiosi nel panorama del turismo d’élite. Poi il Veneto e Venezia in particolare ed il Trentino Alto Adige.
La sua prossima sfida è ancora l’Italia e, questa di Roseto, è la prima tappa di un nuovo viaggio che durerà diversi mesi.
“La nostra regione è il luogo ed il mercato di provenienza delle materie prime per il ristorante. Le persone poi, che negli anni abbiamo imparato a conoscere sono i custodi locali a cui affidiamo le nostre scelte. Il rispetto dei tempi e dell’alternanza delle stagioni è un altro elemento irrinunciabile; forzare i ritmi naturali, muovere alimenti da lontano non porta in genere risultati di qualità. A questo si aggiunge un costo ambientale ed economico. Lavorare in stagione significa poter offrire un prodotto nel suo momento migliore, dando unicità ad una preparazione. In questi ultimi anni, abbiamo capito che si devono però captare i segnali nuovi. Gli stimoli, le suggestioni e le idee che vengono “da fuori” possono essere una grande ricchezza. Ci piace il confronto, metterci in discussione; cogliere quelle tendenze che in campo enogastronomico continuamente prendono forma, rimanendo però coerenti alla strada che abbiamo scelto e alla nostra storia.”