Amendolara-10/07/2020: Per Molinaro: “Il paese delle Aragoste”

Esemplari di Aragosta di Amendolara (1)

AMENDOLARA “Paese delle mandorle”, come ricorda il suo antico nome di “Amigdalaria” per la copiosa produzione della mandorla autoctona diventata prodotto “DeCo” ed ora anche “Paese delle Aragoste” che si pescano alla “Secca di Amendolara” che la leggenda omerica identifica come l’Isola di Ogigia dove approdò si fermò a lungo Ulisse nel suo viaggio di ritorno verso Itaca. Lo ha sottolineato, attraverso una nota-stampa, Pietro Molinaro già Presidente di Coldiretti Calabria e oggi Consigliere Regionale della Lega il quale, nel ricordare che la Calabria non finisce mai di stupire e di sorprendere riferisce che grazie alla visione rispettosa dell’habitat marino da parte dei pescatori di Trebisacce e di Corigliano-Rossano e alla “Blu Economy” fortemente sostenuta dal sindaco di Amendolara Ciminelli, la Secca o Banco di Amendolara, che sorge a poche miglia proprio di fronte alla Marina di Amendolara, rappresenta uno dei pochi eco-sistemi naturali nel quale vivono e si auto-producono le aragoste in tutta la Penisola. Il resto, sempre secondo l’ex Presidente di Coldiretti Calabria, lo fanno le mani dei sapienti chef locali, tra cui quelle di Giuseppe Gatto che gestisce un noto ristorante di pesce a Trebisacce. «In Calabria – ha scritto testualmente il consigliere Molinaro – la Secca o Banco di Amendolara è l’unica porzione di mare nella quale si può praticare una pesca specifica all’aragosta, considerata la regina dei crostacei». In realtà la pesca ivi praticata, come ricorda lo stesso Molinaro, è quella con le reti da posta, ma l’unicità del pescato è rappresentata, nonostante la distanza dalla costa che di circa 12 miglia, dalla ridotta profondità del mare e dalla purezza delle acque che favoriscono la cattura delle aragoste, che trovano in questa scogliera l’habitat naturale ideale per vivere e riprodursi. In realtà le Aragoste della Secca di Amendolara vivono in un ambiente marino incontaminato, lontano da qualsiasi inquinamento costiero e protetto dai massi-dissuasori della pesca a strascico depositati sul fondo del mare grazie un progetto di salvaguardia dell’eco-sistema marino promosso dall’esecutivo comunale guidato dal Sindaco Ciminelli. «Si tratta perciò – secondo Pietro Molinaro – di un’autentica prelibatezza da scoprire e degustare in Calabria che regala emozioni a cui deve essere dato risalto e valore nei menù, che diventano uno straordinario marcatore identitario utilizzabile nel marketing turistico, in quanto di esclusiva produzione locale. Dobbiamo però – ha raccomandato in conclusione l’On. Molinaro – consumare le nostre aragoste, ricordandoci sempre di garantirne la sopravvivenza controllando che il carapace sia almeno di 15 cm. ed evitando nel modo più assoluto di catturare esemplari sotto taglia, perchè il rispetto del mare, e in generale il prendersi cura dell’ambiente, offre unicità tutte da scoprire e da gustare».

Pino La Rocca