Trebisacce-25/10/2020:Storia di un legame antico con il mare che si proietta nel futuro

Sognando un porto
l’antica boa e l’antica flotta
Storia del carico e scarico merci

 

 

 

 

 

 

 

 

TREBISACCE Accantonato, forse, il sogno proibito inseguito da oltre 30 anni di avere un porticciolo turistico, Trebisacce oggi pensa al prolungamento del Pontile e, nel frattempo, si gode la presenza di due navi-cargo (nella foto) ormeggiate da qualche giorno nel mare antistante la spiaggia in attesa di entrare nei Porti di Corigliano-Rossano o di Taranto per il carico o lo scarico delle merci. Non parliamo ovviamente di un porto commerciale e/o industriale, come quello purtroppo non valorizzato fino in fondo di Corigliano-Rossano, ma di un porticciolo turistico e peschereccio in grado di sollevare le sorti del turismo, in particolare del turismo da diporto e di alleviare i gravi disagi e i pericoli a cui, specie in inverno, vanno incontro i nostri pescatori. Rimasto ormai da anni nel cassetto il sogno di avere un suo approdo riparato dalle insidie del mare, Trebisacce nel frattempo torna ad investire sul Pontile. E’ infatti notizia di questi giorni che, grazie a un primo finanziamento regionale di 900mila euro che ha fatto seguito alla progettazione eseguita nel 2017 dagli amministratori in carica, sono stati appaltati i lavori per l’allungamento di ulteriori 38 metri del Pontile che, nella parte più esposta al mare, sarà dotato di un fronte trasversale di 24 metri a T da utilizzare sia per proteggere le colonne più esposte ai marosi che come ricovero per le barche della piccola pesca. Nel frattempo, come si diceva, Trebisacce continua a farsi pregio di comparire sulle carte nautiche per la presenza di un “punto di fonda” che dà l’illusione di poter dare continuità alla sua lunga e gloriosa storia marinara. Infatti, l’ormeggio delle navi, per le nuove generazioni che non conoscono a fondo la storia marinara del loro paese, è consentito perché a largo della Marina di Trebisacce, al centro fin dal primo dopoguerra dei traffici marittimi di tutta la zona, sin da allora nelle carte di navigazione, è riportato un “punto di fonda” presso cui, allora come oggi, è autorizzato lo stazionamento delle navi mercantili. Oltre al punto di fonda, a conferma della sua antica tradizione marinara splendidamente raccontata nel libro del dr. Leonardo Odoguardi intitolato “Alto Jonio – Spazio e Tempo dall’800 a oggi”, a Trebisacce è sempre esistito un Pontile d’attracco, prima in legno, poi in ferro e da ultimo in cemento armato, a cui fin dagli anni ’30 attraccavano i “bastimenti” che, prima ancora che lungo la costa venissero realizzate ferrovie e strade, venivano utilizzati sia per il trasporto delle persone di cui si occupava l’antica Società di Navigazione “Puglie” con base a Bari e fermata a Trebisacce, che per il trasporto di ogni tipo di merci: dal carico del cemento prodotto dal cementificio locale e dello “zappino” prodotto anch’esso in loco, allo scarico di granaglie, di farine, di sale, di zucchero, di zolfo, di petrolio, di carbone… E, come scrive testualmente il Cardiologo Trebisaccese Leonardo Odoguardi, moltissimi commercianti della provincia di Cosenza all’epoca trovavano vantaggioso far arrivare le merci a Trebisacce, tanto che loro stessi chiesero ed ottennero l’istituzione in loco di un “Ufficio di Dogana di II Classe” per le merci come il petrolio, lo zucchero, il caffè, i tabacchi… che erano gravati dai dazi doganali. A dimostrazione, poi, che l’economia trebisaccese gravitava in gran parte intorno al mare, per il carico e lo scarico delle merci dai bastimenti era nata ed aveva sede nei pressi dell’attuale Monumento ai Caduti un’apposita Cooperativa di scaricatori di porto che venivano chiamati al lavoro per caricare e scaricare i bastimenti e i piroscafi che, quando il mare lo permetteva, attraccavano direttamente al pontile e quando il mare era agitato si fermavano “alla fonda” e il trasbordo delle merci avveniva tramite le barche che facevano la spola tra il Pontile e i bastimenti che si fermavano al largo e si ancoravano alla grande “boa di ormeggio” di cui parla il dr. Odoguardi nel suo libro e che risale al 1935. Una boa gigantesca a cui attraccavano i bastimenti e i piroscafi con un diametro di circa 10 metri, tutta in ferro, che fino agli anni ’50 è stata sepolta sotto le pietre della spiaggia, successivamente riesumata per farne un testimone del tempo, ma ben presto accantonata, forse con un po’ di superficialità, come ferro vecchio e inservibile. Passato e presente dimostrano, insomma, che Trebisacce ha sempre avuto con il mare un rapporto stretto e simbiotico che speriamo possa continuare anche in futuro, magari rilanciando il progetto-porto.

Pino La Rocca